Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:37 min.
Etichetta:Rising Nemesis Records

Tracklist

  1. CANTO I. PROEMIO
  2. CANTO II. L'ALBERO SACRO
  3. CANTO III. CENERE
  4. CANTO IV. ARCHITETTI DELL'IGNOTO
  5. CANTO V. LA GRANDE PIRAMIDE
  6. CANTO VI. SERVI DEL FUOCO
  7. CANTO VII. ENCAUSTUM-PAPYRUS EXCELSI
  8. CANTO VIII. L'EREDE
  9. CANTO IX. GLI OCCHI DEI DIVINI
  10. CANTO X. LA SCRITTURA ULTIMA

Line up

  • Nereo Costantini: Drums
  • Timoteo Costantini: Guitars
  • Mattia La Delfa: Guitars
  • Alex Medici: Vocals
  • Simone Di Cerbo: Vocals
  • Matteo Valenti: Bass

Voto medio utenti

Vuoi per colpa della pandemia che ha scombussolato (fra le altre cose) l’intero settore dell’intrattenimento musicale, vuoi perchè girano sempre meno copie fisiche dei dischi, vuoi perché le label o le promo seguono percorsi tortuosi che sfuggono alla comprensione di noi mortali scribacchini musicali, fatto sta che “Pseudobiblion” dei ticinesi Consumed By Vultures uscito nel 2019 solo ora giunga alla nostra redazione.

Siccome siamo persone serie (cosa sono quelle risate in sottofondo?) e a priori un ascolto non lo neghiamo a nessuno, eccoci a parlare della seconda fatica dei deathmetallers svizzeri che segue di due anni il debut “In eterno” uscito nel 2017.

Cominciamo col dire che basta scorrere l’elenco delle tracce per capire che i Consumed By Vultures non hanno interesse nel raccontarci macabri episodi di violenza conditi da mutilazioni assortite, bensì trovano più interessante e soddisfacente trattare tematiche dai toni apocalittici, fatti di morte, sangue e rinascita in cui non esiste però una netta distinzione fra i concetti di Bene e Male e le canzoni si susseguono in Canti numerati da I a X, alla stregua stanze di un poema in quello che è un concept ben strutturato e sviluppato.

Musicalmente ci troviamo innanzi ad un serrato brutal death metal, in cui possiamo trovare echi “classici” a la Suffocation, Cannibal Corpse o Decrepit Birth accanto a quelli “nostrani” come Hour of Penance e Hidoeus Divinity in cui l’ascoltatore viene preso senza pietà in una morsa sempre più stringente che lambisce la claustrofobia creata sapientemente da una ritmica serrata e da un riffing essenziale e tagliente che fanno da fil rouge in “Pseudobiblion”. In mezzo a cotanto turbinio controllato, spicca “Canto VI: Servi Del Fuoco”, brano più cadenzato rispetto agli altri e costituisce una ideale “isola di“tranquillità” all’interno del cd.

Alla fine “Pseudobiblion” è un dischetto niente male, ben curato in ogni suo aspetto, e in cui emerge la voglia della band di creare quel qualcosa di diverso dai soliti schemi utilizzati in ambito estremo e che non mancherà di intrigare chi vuole andare oltre alla brutalità nuda e cruda.

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