Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:non disponibile
Etichetta:LCF Records

Tracklist

  1. SINK OR SWIM
  2. IN THE MOONLIGHT
  3. DON'T TELL
  4. SNO BURN
  5. YOU DRIVE ME CRAZY
  6. TAKE ME HOME
  7. DAMN THE REPTILES
  8. SILVER
  9. ADAM & EVE

Line up

  • Lucust French: all instruments
  • Chris Hughes: percussions

Voto medio utenti

Conosciuto per la militanza (assieme al papà Mitchell) nei Burn Thee Insects, per Lucust French è arrivato il momento di dare vita ad un progetto musicale in solitaria, affidato al monicker Lazer Beam.
Con la sua “truculenta” copertina, “Lazer Beam” è un disco che piacerà a chi ama il desert-rock, lo stoner, il blues, il grunge e anche un pizzico di noise, il tutto declinato secondo le evoluzioni che tali generi hanno subito negli anni.
Per rendere più facile l’interpretazione della suddetta descrizione stilistica diciamo che Queens of the Stone Age, Arctic Monkeys (quelli di “Humbug”, in particolare ...), The Strokes e Jack White possono essere considerati plausibili modelli di riferimento per la musica contenuta nell’albo, capace di integrare nelle sue variegate fibre melodiche un intrigante e obliquo approccio pop.
Nulla di particolarmente “ruffiano”, sia chiaro, eppure il nostro Lucust ha i mezzi per conquistare agevolmente anche tutti quelli apprezzano la “facilità” di fruizione delle canzoni, il tutto senza rinunciare alla giusta dose di grinta, tensione e “follia”.
Un approccio vagamente Nirvaniano alla materia, insomma, inserito in un contesto che rende assai adescanti e inquieti i caldi raggi del sole Sahariano di “Sink or swim”, diventa granulosa bambagia in “In the moonlight” o ancora ipnotizza nelle reiterazioni concentriche di "Silver”.
Don't tell” piacerà di sicuro a Josh Homme, a Jack White e ai loro tanti estimatori, mentre con “Sno burn” e, soprattutto, “You drive me crazy” “i” Lazer Beam aggiungono all’impasto sonico le nevrosi di certa new-wave, per poi puntare dritto alla conquista del “mercato radiofonico” grazie al ritornello White Stripes / The Black Keys di “Take me home”.
Le scosse stoner di “Damn the reptiles” e la schizofrenia di "Adam & Eve” (a tratti ricorda qualcosa dei The Smashing Pumpkins) rimpinguano ulteriormente un’opera di buona qualità complessiva, dispensatrice di gradevoli e vivaci vibrazioni e per questo da non trascurare.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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