Sunnata - Burning in Heaven, Melting on Earth

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2021
Durata:44 min.

Tracklist

  1. CROWS
  2. GOD EMPEROR OF DUNE
  3. A MILLION LIVES
  4. BLACK SERPENT
  5. VÖLVA (THE SEERESS)
  6. WAY OUT

Line up

  • Szymon Ewertowski: vocals, guitar
  • Adrian Gadomski: guitar
  • Michal Dobrzanski: bass
  • Robert Ruszczyk: drums

Voto medio utenti

I polacchi Sunnata (ex Satellite Beaver) in pochi anni si sono costruiti un buon seguito ed una solida considerazione come band post-doom-rock in forte ascesa. Dopo il primo album ("Climbing the colossus", 2014), ancora influenzato dagli elementi stoner del loro passato, i ragazzi di Varsavia hanno realizzato due brillanti lavori ("Zorya", 2016 e "Outlands", 2018) dove hanno adottato un approccio molto più sperimentale, atmosferico e psichedelico. Adesso è il momento del quarto episodio su lunga distanza, intitolato "Burning in heaven, melting on earth".

L'apertura affidata a "Crows", il titolo più breve in scaletta (sei minuti), è un tantino ingannevole. Pezzo che alterna parti molto morbide e soffuse con potenti esplosioni metal ed interventi growl rabbiosi, qualcosa a metà strada tra lo sconforto dei Type O Negative e la furia heavy dei Mastodon. Ben fatto, ma il resto del disco si muove in direzione diversa.
"God emperor of Dune" si rivela infatti una colossale trip-song che pare davvero trascinarci dentro la saga dei Fremen, di Arrakis e di Paul Atreides (il Muad'dib). Fortissime coloriture medio-orientali, sviluppo avvolgente e sinuoso, delicate vocals cantilenanti dalle tonalità ipnotiche, echi di psichedelia meditativa alla Om/Sleep, atmosfera da illuminazione narco-yoga, sembra davvero di essere catapultati sulle sabbie del pianeta della spezia per seguire un arcano rituale mistico. Canzone che possiede un retrogusto "trance" padroneggiato alla grande dal quartetto. Stile, qualità, eleganza.
Più nervosa "A million live", dove permangono vibrazioni orientaleggianti (vedi l'intermezzo vocale femminile da richiamo del minareto) ma inserite in un contesto maggiormente tagliente e viscerale. Evidentemente i Sunnata sanno anche calcare la mano quando serve e non disdegnano una certa accessibilità melodica della quale il brano è ben fornito. Post-metal alternative di classe.
Con "Black serpent" torniamo ad un hypno-rock dal taglio decisamente psichedelico e doomy, con le radici ben piantate in India, che pare essere un punto fisso di riferimento per il quartetto (la parola Sunnata in sanscrito significa "vuoto", "vacuità"). Ma non mancano estesi passaggi noise ed incalzanti accellerazioni da danza derviscia, arrangiati con una scioltezza da top-band. Originalità, personalità e padronanza del songwriting.
Gli ultimi due episodi non fanno che confermare quanto detto finora, anche se la torbida liquidità da sballo di hashish di "Völva (The seeress)" mi ricorda troppo gli Om (con vocals) ed alla lunga finisce per essere un pò stucchevole. Meglio la conclusiva "Way out" dove l'intensità viaggia su livelli più alti e si nota (come in precedenza) una certa coloritura grunge che aggiunge un tocco di disperazione ed ombrosità. Si conferma l'indole sperimentale del gruppo, con un finale in crescendo tanto evocativo quanto ricercato nelle soluzioni.

Prova convincente, con sprazzi di eccellenza, per i Sunnata. Per gli appassionati di post-rock, neo-psichedelia, alternative metal e doom non convenzionale, una formazione da conoscere senza esitazione.

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