Allfader - At Least We Will Die Together

Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2006
Durata:53 min.
Etichetta:Osmose
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. WE WILL GO
  2. THIS BLACKENED HEART
  3. INTO NOTHINGNESS
  4. HATE IS MY CREED
  5. SANCTIMONIUS
  6. BORN TO SERVE
  7. HEVNEN
  8. ON THOUSAND DAYS OF POISON
  9. CURSED CHEMISTRY

Line up

  • John Erik Andersen: vocals
  • Finn Henriksen: guitars
  • Per Valla: guitars
  • Frode Fridtjofsen: bass
  • Cato Skivik: drums

Voto medio utenti

Piacevolissima sorpresa questa dei norvegesi Allfader, band al debutto sulla lunga distanza, pur avendo all’attivo una serie di demos. Questo “At Least We Will Die Together” è licenziato dalla Osmose Productions ed è registrato presso gli Hansen Studios, con il contributo del produttore Jakob Hansen. Il sound della band è un black/death metal il quale sa prendere il meglio da entrambi i generi. È pesante come solo il death metal sa essere, facendo mostra anche di patterns meccanici, ed è cattivo e malvagio come il miglior black metal, non tralasciando però melodia e atmosfere, frutto anche di momenti più sinfonici. Notevoli le vocals, le quali si dimenano tra growling e screamings, e azzeccata anche la scelta di strutturare il platter con canzoni lunghe ed articolate, come la lunga e coinvolgente “This Blackened Heart” oppure “Born To Serve”, anche se non manca qualche episodio più veloce e diretto come la violentissima “Hate Is My Creed”.
Il risultato è un disco con standards qualitativi elevati, capace di fondere acts come At The Gates e Dismember con Dissection e Marduk.
La prestazione della band è inoltre davvero ottima, con il batterista Cato Skivik sugli scudi, ed i due chitarristi abili a volte con assoli davvero carichi di feeling, come ad esempio quello dell’iniziale “We Will Go”.
Il disco quindi colpisce per la sua eterogeneità, ma anche per la sua compattezza, frutto di un sound rifinito e maturo, oltre che personale. Gli amanti della musica estrema troveranno sicuramente valido questo disco.
Nota di merito inoltre per la copertina, la quale esce dai soliti cliché del genere pur senza rinunciare ad una concettualità estrema propria del genere. Davvero bravi.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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