Ad Nauseam - Imperative Imperceptible Impulse

Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2021
Durata:55 min.
Etichetta:Avantgarde Music

Tracklist

  1. SUB SPECIE AETERNITATIS
  2. INEXORABLY OUSTED SENTE
  3. COINCIDENTIA OPPOSITORUM
  4. IMPERATIVE IMPERCEPTIBLE IMPULSE
  5. HORROR VACUI
  6. HUMAN INTERFACE TO NO GOD

Line up

  • Matteo B.: bass
  • Andrea S.: drums
  • Matteo G.: guitars
  • Andrea P.: guitars, vocals, violins

Voto medio utenti

A sei anni dall'interessantissimo debutto "Nihil Quam Vacuitas Ordinatum Est", i vicentini Ad Nauseam fanno ritorno con il loro secondo album "Imperative Imperceptible Impulse" forti dell'appoggio della Avantgarde Music: le coordinate musicali si mantengono in linea con quanto fatto sentire sul disco precedente e si collocano sulla scia di gruppi quali Ulcerate e Gorguts, proponendo quindi un death metal dall'alto tasso tecnico che ai primi ascolti non può che lasciare stordito e disorientato l'incauto ascoltatore a causa della natura instrinsecamente ostica e cervellotica della propostta della band. Questi ragazzi infatti hanno fatta propria già in tempi non sospetti la lezione dei maestri e senza alcun timore reverenziale ci propongono quasi un'ora di death metal al passo con i tempi e moderno in cui la tecnica riesce a non essere mai fine a sè stessa e le canzoni non hanno paura di osare sia in termini di minutaggio che in termini di soluzioni sonore tutt'altro che banali e scontate: i pezzi infatti hanno una durata media di 9 minuti in cui gli Ad Nauseam si dimostrano abilissimi a stringere il cervello dell'ascoltatore e strizzarlo in una morsa fatta di riff intricati e ricercati, con tempi schizzati ed storti che ascolto dopo ascolto risucchiano come un vortice chi si trova davanti allo stereo. Per quanto "Imperative Imperceptible Impulse" si ponga volutamente come un'opera ostica e di non facile fruizione, il gruppo è abile a giocare e a variare momenti e mood differenti nello svolgersi dei brani, che quindi non sono mai troppo omogenei ed anzi al loro interno riescono a passare da sfuriate in pieno "Obscura"-style a momenti invece quasi psichedelici dove largo spazio viene lasciato a dissonanze che riportano alla mente gli ultimi Deathspell Omega piuttosto che a passaggi prevalentemente strumentali dove un certo gusto malatamente melodico mi ha fatto ricordare gli Ulcerate più recenti e più "ragionati", senza però che si possa tacciare gli Ad Nauseam di essere delle spudorate copia-carbone. La band si prende anche la libertà di incorporare anche delle sezioni di archi nei brani in canzoni come la titletrack, che mi ha ricordato molto da vicino i Gorguts di "Colored Sands", sia per l'uso appunto degli archi, sia per il mood malato e sinistro che gli Ad Nauseam sono riusciti a ricreare per mezzo di un intricato quanto studiato lavoro di chitarre, che pur viaggiando su binari paralleli riescono a compenetrarsi a vicenda, rendendo l'ascolto del disco sì impegnativo ma anche stimolante ed interessante. "Imperative Imperceptible Impulse" vede in episodi quali "Inexorably Ousted Sente", "Human Interface To No God", la titletrack, l'opener "Sub Specie Aeternitatis" ed "Horror Vacui" i suoi episodi meglio riusciti e dai quali è possibile ammirare la perizia tecnica degli Ad Nauseam, di cui fortunatamente il gruppo non abusa mai in uno sterile sfoggio di abilità: inutile rimarcare la prestazione autorevole di Andrea dietro alle pelli o quella di Andrea dietro il microfono e alla chitarra e violino, ma va assolutamente sottolineato come sebbene i pezzi siano in larga parte puramente strumentali l'assenza del growl in questi frangenti non toglie assolutamente nulla alla fruizione di questo disco.
Se siete fan di Gorguts, Ulcerate, Deathspell Omega il mio consiglio è quello di dare una possibilità a "Imperative Imperceptible Impulse" perchè per quanto mi riguarda qui dentro troverete lo stato dell'arte di cosa significa suonare death metal nel 2021, rimanendo fedeli alla sua natura primigenia ed al contempo contestualizzandola e contaminandola con le sue evoluzioni più recenti.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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