Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2020
Durata:60 min.
Etichetta:Vrec Music Label
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. L2501 (REBORN)
  2. THANK YOU
  3. WHAT REMAINS
  4. FREAK MASTER
  5. THE PROMISE
  6. NO MASK
  7. HOMECOMING
  8. TIME TO CHANGE
  9. LIFE 2.0
  10. TO MIA
  11. VERTIGO

Line up

  • Andrea Betulanti: vocals
  • Piero Giotti: guitar
  • Giancarlo Rossi: bass
  • Dimitri Ponzuoli: keyboards
  • Matteo Carrai: drums

Voto medio utenti

Atmosfere avvolgenti, chitarre rock, pulsazioni cupe e melodie sognanti e malinconiche, sono un po’ questi gli ingredienti essenziali di “Youmanity”, sorprendente esordio sulla lunga distanza dei pratesi Blind.
Inaspettata è soprattutto la consapevolezza e l’eleganza con cui i nostri trattano la materia prog-rock, impastandola con suggestioni alternative e pop, e la bravura con cui congeniano le loro composizioni, melodrammatiche e introspettive senza sacrificare eccessivamente l’impatto sensoriale istantaneo.
In un coacervo d’influenze che vanno dai Porcupine Tree ai Placebo, passando per The Cure, Marillion e Pineapple Thief, il gruppo toscano fonda il suo approccio espressivo sulla laringe evocativa di Andrea Betulanti (ex Anvil Therapy) e sulle sensibili sei corde di Piero Giotti (ex Respiro), abilmente supportate dal basso fremente di Giancarlo Rossi e dai sapienti cromatismi tastieristici di Dimitri Ponzuoli, mentre i tamburi di Matteo Carrai garantiscono il necessario battito cardiaco a una “creatura” artistica davvero intrigante.
E dalla menzione di merito non vanno escluse neanche le voci femminili ospiti dell’opera, capaci di impreziosire sia il crescendo emotivo di “The promise” (molto apprezzabile il contrappunto corale di Annalisa Prunelli e Paola Balducci) e ancor di più “Homecoming” (e qui i complimenti sono tutti per Carlotta Cimeli), uno dei pezzi maggiormente emozionanti del programma.
Nel resto della scaletta, tanti altri momenti d’intensa suggestione (la fosca openerL2501”, la delicata “Thank you”, la Placebo-esqueWhat remains”, “No mask“, con qualcosa dei Simple Minds nell’impasto sonico e “Vertigo”, in cui emerge l’anima più nitidamente progressive del quintetto) e anche un’imprevista digressione in territori funky (“Freak master”, una sorta di jam-session tra Inxs e Spandau Ballet ...), a comporre un albo al tempo stesso passionale, riflessivo e maturo, appena zavorrato da qualche sporadica ridondanza.
Null’altro da aggiungere, se non affermare con convinzione che “Youmanity” ha tutti i mezzi per spianare la strada dei Blind verso un’ampia visibilità e un futuro ricco di soddisfazioni per loro e per chi avrà l’intelligenza e il buongusto di sostenerli come meritano.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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