Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:46 min.
Etichetta:Argonauta Records

Tracklist

  1. VIVA LOS MUERTOS
  2. BAD BLOOD
  3. OLIVER PT. 1
  4. OLIVER PT. 2
  5. THIRD STONE FROM THE SUN
  6. CARNIVORE
  7. SHE'S ALWAYS
  8. NEVERENDING
  9. LE PETIT MORT

Line up

  • Tobias Gonzales: vocals, guitar
  • Carl Lambertus Olofsson: guitar
  • Filip Larsson: bass
  • Victor Hansson: drums

Voto medio utenti

Dalla Svezia ci arriva un classico esempio di scandi-stoner alla maniera di Greenleaf, Dozer o dei ritrovati Lowrider. Energia epidermica fuzz-rock ma anche tradizionali atmosfere ombrose e melodie pennellate di malinconia. Impostazione che ben conosciamo, grazie ai tanti gruppi di questo settore emersi negli ultimi due decenni dai paesi nordici.
La formazione in questione è quella degli Huanastone, di Malmö, appena arruolati dalla Argonauta. Stoner con un forte contributo di attitudine grunge e qualche evidente richiamo ai Queens of the Stone Age più introspettivi. Il primo brano, "Viva los muertos", intreccia strutture robuste e potenti a passaggi più melodici ed avvolgenti. Riffone cadenzato e ritmiche bombastiche, insieme ad un cantato emozionalmente cupo. Mi ha ricordato molto gli El Caco, con un pizzico di maggiore apertura strumentale. Buon pezzo d'impatto.
Molto più lisergica la seguente "Bad blood", forse la miglior canzone in scaletta, guidata da un bel basso profondo. Chiare tracce di psichedelia stoner, con accellerazioni rocciose e passaggi sospesi, fumosi. Il richiamo a lavori come "Ode to Io" o "Madre de Dios" è assolutamente palese. Comunque il quartetto ci mette una buona tensione e grinta sufficiente. Non originalissimi, ma dignitosi.
Il disco prosegue più o meno nella stessa direzione, tra brani grungy-stoner con forte componente melodico-oscura ("Oliver pt.2"), psycho-blues abbastanza movimentati ("Carnivore") e momenti più rilassati e conturbanti ("Third stone from the sun") dai connotati jam e retrogusto alla Alice in Chains. Passaggi soffici ed eleganti si alternano ad impennate robuste, in un connubio sempre funzionale ma che non può sorprendere gli adepti del genere.
Alcune tracce sottotono ("She's always", "Neverending"), dove il vocalist Tobias Gonzales cerca di fare il Josh Homme/Chris Goss della situazione, abbassano un poco il risultato complessivo.

La sensazione è che la formazione svedese sia ancora troppo debitrice allo stile rodato di molti conterranei. Buona esecuzione, ma poca freschezza. C'è bisogno di maggior coraggio, fantasia, personalità. Per il momento, un disco che non si eleva e non si distingue dalla media standard del settore.

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