Copertina 8

Info

Anno di uscita:2020
Durata:44 min.

Tracklist

  1. THE FOOL'S JOURNEY
  2. SCALES OF MAAT
  3. DAYBREAK
  4. THE CHASM AT THE MOUTH OF THE ALL
  5. LIGHTCHILD
  6. ARCHONIC MANIPULATIONS
  7. NIGHTFALL
  8. PRIMA MATERIA

Line up

  • Grant Netzorg: guitar, vocals
  • Den Pitts: bass, guitar
  • J. P. Damron: drums

Voto medio utenti

Un sound monolitico, spietato, allucinatorio, basato su temi sludge-doom tombali ed asfissianti ma contaminato da rigurgiti heavy e delicate aperture post-metal alla Neurosis. In sintesi è ciò che propongono gli In the Company of Serpents di Denver, Colorado, nel quarto capitolo discografico della loro carriera.
Rispetto al passato si è certamente verificata un'evoluzione nello stile di questa band: se prima il focus era prevalentemente puntato sul tonnellaggio sonoro da pesi massimi, impressionante ma un tantino asfittico, oggi lo spettro di soluzioni del quartetto americano è sensibilmente cresciuto e migliorato. Rimane intatta l'indole ultra-sludge, con ritmiche elefantiache e vocals brutali, riff cadaverici ed atmosfera plumbea e mortifera, vedi "Scales of Maat" (dove compaiono come ospiti due protagonisti della scena undeground di Denver: Ethan Lee McCarthy dei Primitive Man e Ben Hutcherson dei Khemmis), ma adesso intervengono numerosi passaggi più sofisticati, atmosferici e rarefatti, che si sposano con esplosioni metal rabbiose e disperate ("The chasm at the mouth of the all") dove sembra di ascoltare i Bongzilla che jammano con qualche alternative-rock band. Brani lunghi, sfiancanti, dal basso livello di accessibilità non adatto a tutti, ma interessante nel suo sincretismo avvolgente.
"Lightchild" ricorda molto i Neurosis di "Given to the rising" per la commistione di elementi metal e doom, ma soprattutto per la tensione drammatica e disperata che ne accompagna lo svolgimento. Roba per cuori forti e sofferenti, dove l'angoscia esistenziale, il culto del decadimento e della fine inevitabile accompagnano l'ascoltatore senza tregua. Più convenzionale ma molto efficace il granitico incedere metallico di "Archonic manipulations", serrato e stordente alla Soilent Green/primi Mastodon, dove la grezza voce di Grant Netzorg sembra provenire da abissi di tenebra impenetrabile.
Le due tracce più complete e rappresentative del nuovo corso dei ragazzi di Denver, sono comunque l'iniziale "The fool's journey" e la finale "Prima materia". Ispirate all'alchimia trascendente, al significato esoterico dei Tarocchi, al senso ultimo della vita e della morte, sono percorsi articolati e ricchi di suggestioni stilistiche. Dagli arpeggi chitarristici ai riffoni totemici, dalle urla primitive ad un canto quasi narrativo, dalla delicatezza nebbiosa all'aggressività tribalistica e mesmerica, in diciassette minuti complessivi questa formazione sciorina tutto il proprio repertorio post-metal-doom-sludge in maniera assolutamente convincente e rimarchevole. Occorre qualche ascolto in più, per cogliere in pieno la bellezza di certi passaggi e l'incisività dei riff macinati dal gruppo (memorabile quello di "The fool's journey"...), ma gli appassionati del genere troveranno davvero molto materiale sostanzioso e di ottima qualità.
Niente da aggiungere, se non che il presente "Lux" è caldamente consigliato ai fans di Dopethrone, Weedeater, Grief, Fistula, ecc, oltre ai nomi citati in precedenza. Gran bel lavoro sludge.

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