Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2020
Durata:47 min.
Etichetta:Soulseller Records

Tracklist

  1. FALLEN
  2. CRAWLING FROM THE PITS
  3. WE SHALL REMAIN
  4. A SWEET TASTE OF DEATH
  5. FROM THE BEGGARS HAND
  6. VOID
  7. A VULGAR DECLARATION
  8. WINGS OF HORROR
  9. CHOIRS OF THE DAMNED
  10. IN A CLOAK OF ANGER

Line up

  • Jon Rudin: drums
  • Thomas von Wachenfeldt: guitars
  • Håkan Stuvemark: guitars
  • Jonny Pettersson: vocals, guitars

Voto medio utenti

Sono ormai passati 27 anni da quel bellissimo disco che è “Internal Caustic Torment” e dopo il quale gli Wombbath si sono sciolti. Complice anche un tremendo ep pubblicato nel 1994 per Napalm, nel quale la band svedese cercava di scimmiottare lo stile del fallimentare “Wolverine Blues” degli Entombed, dell’anno prima.
Come è successo per altri gruppi, dopo vent’anni dall’uscita del debutto “si fa l’edizione speciale per i 20 anni”, cosa che è successa, e una cosa tira l'altra, finché nel 2015 si convincono che è ora di tornare in attività, “come ai vecchi tempi” e pubblicano un gran bell'inaspettato disco come “Downfall Rising”. Recensioni positive, feedback positivi ai live e in meno di 3 anni pubblicano altra musica, un altro grandioso disco: “The Great Isolation”, piena riconferma che gli Wombbath non si fermano nemmeno con le cannonate.
Siamo giunti al 2020 e la band di Sala porta ai fan un altro gran bel disco, il terzo disco del ritorno e il quarto della discografia.
Sarò sincero, come sempre: la prima cosa che mi è saltata all’occhio è stata il nome del produttore: Tomas Skogsberg, che ha curato alcuni dei maggiori e dei minori capolavori del death metal svedese (e anche qualcosa di finlandese). Di sicuro "Choirs Of The Fallen" non poteva essere un brutto disco.

Gli Wombbath, come ho già detto, ormai da 5 anni ci hanno ri-abituati ad un death metal svedese old school di classe, che sa tirare delle mazzate micidiali a 345678 bpm, che sa creare delle inquietanti atmosfere rallentate e che sa anche alienarci con delle melodie struggenti e malinconiche.
Tra le migliori e più varie canzoni, ci sono stupende perle come “From the Beggars Hand”, “Wings Of Horror” e la finale “In a Cloak of Anger”. Håkan Stuvemark è sempre pronto a sorprenderci da dietro l’angolo con uno stupendo assolo ricco di pathos, coerenza e creatività. Perchè sì, il death metal è anche e soprattutto creatività, sapersi distinguere e saper creare una propria identità nello sterminato (e saturo) panorama attuale. Gli Wombbath ci riescono, riescono a rendersi unici suonando old skull, ma restando sempre attuali.
Recensione a cura di Carlo Masoni

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