Crohm - Failure In The System

Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2020
Durata:60 min.
Etichetta:Independent

Tracklist

  1. FAILURE IN THE SYSTEM
  2. RESTART
  3. CASTLES OF SAND
  4. WHAT IS BEHIND
  5. MY BROTHER
  6. DEEP BLUE
  7. UNTIL YOU DISAPPEAR
  8. THE MAN WITHOUT VOICE
  9. RIDE THE STORM (I AM CROHM)
  10. FIRE AND ICE
  11. THE WASH-SIN MACHINE
  12. LEGEND AND PROPHECY (2019 REMIX)
  13. MOUNTAINS (HEAVY FOLK VERSION 2019 REMIX)

Line up

  • Riccardo Taraglio: bass, vocals
  • Claudio Zac Zanchetta: guitars, vocals
  • Sergio Fiorani: vocals
  • Fabio Cannatà: drums

Voto medio utenti

Nemmeno io sono così stagionato per ricordarmi i Crohm, prima band valdostana dedita all'heavy metal nata nel lontanissimo 1985 che però si spense dopo un solo brano intitolato "Quake". Chissà quanto era arduo a quel tempo riuscire a sopravvivere suonando questa musica, senza alcun mezzo di promozione e comunicazione, peraltro in una regione in cui potendo andrei a vivere domani stesso ma che probabilmente ancora oggi, dopo 35 anni, non è propriamente la scelta migliore per poter emergere, suonare dal vivo ed avere una vasta audience alla quale rivolgersi.

Una incredibile reunion avvenuta nel 2014, che riporta i Crohm in vita con 3/4 della line up originale, conduce i nostri a pubblicare due album ovvero l'autoprodotto "Legend and Prophecy" del 2015 ed il successivo "Humanity", edito dalla sempre attiva Sliptrick Records, fino a giungere ai giorni nostri con "Failure In the System", nuovamente autoprodotto...ma chi se ne frega, è palese la voglia dei Crohm di suonare al di la' del proporre un prodotto, per il desiderio di divertirsi, di far muovere quelle capocce, per bersi una birra tutti insieme durante e dopo un concerto, al di la' di tutte le dinamiche social che stanno ammazzando questo genere, sempre meno genuino e sempre più artefatto.
Fortunatamente al di fuori di questi meccanismi che stritolano la passione, i Crohm propongono un metal roccioso, di natura classica, che fa dell'impatto e della rotondità i propri elementi di forza, senza eccedere ne' sulle facili melodie ne' esagerare sulla potenza come ahimè capita a tanti loro colleghi. Nonostante il piglio ottantiano non si rincorre nemmeno a tutti i costi quell'effetto retrò forzato e fuori luogo, cosa che peraltro i Crohm potrebbero anche permettersi dato che tra tante parole al vento loro c'erano davvero, e quindi i brani funzionano di per se', senza ricorrere all'effetto nostalgia/lacrimuccia per far commuovere i 50enni di oggi come il sottoscritto.
Anzi, in brani come "What is Behind" c'è anche un passo in più verso il presente, segno che la band suona quello che vuole senza farsi indirizzare da fonti esterne che ne potrebbero snaturare il cammino, mentre l'intima "Deep Blue" risulta particolarmente azzeccata, mostrando un'anima più rallentata ed intensa in cui la band valdostana pare trovarsi decisamente a suo agio.

Qualche brano (o parti di esso) sottotono come "My Brother" e la voce del cantante Sergio Fiorani particolare ed un po' troppo bassa e monotona rendono questo "Failure In The System" a volte pesante da digerire, anche a causa dell'eccessiva durata che sfora l'ora, ma in generale ci troviamo di fronte ad un disco più che discreto, capace di smuovere testa e piedi e con brani che siamo certi dal vivo sapranno riscuotere una certa empatia e divertimento dei presenti.
Da segnalare la buona cover della celebre "Eleanor Rigby" e due bonus track di brani già pubblicati nel primo album remixati per l'occasione, ovvero "Legend and Prophecy" (ottima) e "Mountains" che arricchiscono ulteriormente un album che senza far gridare al miracolo lascia un bel sorrisone a noi che per motivi geografici non abbiamo mai incrociato il cammino con i quattro "ragazzi", figuriamoci a chi ne ha assistito alla nascita e ne ha visto la prosecuzione del cammino fino ai giorni d'oggi.

Difficilmente la vecchia guardia delude ed infatti dopo 35 anni i Crohm sono ancora qui, inossidabili come l'acciaio: ci sarà un motivo se la "nostra" musica si chiama heavy metal, o no?

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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