Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2020
Durata:44 min.
Etichetta:Nordvis Produktion

Tracklist

  1. PART 1 (EYES LIKE STARS)
  2. PART 2 (A SILENT TALE)
  3. PART 3 (LIKE MUSIC IN THE NIGHT)
  4. PART 4 (THE EMPTY BLACK)
  5. PART 5 (THE ASHES OF LIGHT)
  6. PART 6 (LAMENTATION AT DAWN

Line up

  • Nachtzeit: everything

Voto medio utenti

Ho fatto fatica ad inquadrare "The Ashes Of Light", il settimo lavoro di lunga durata per lo svedese Lustre, a parere di chi scrive, uno dei massimi interpreti dell'Ambient black metal oggi in attività.
Fatica perché le nuove composizioni di Nachtzeit, da sempre la mente del progetto, pur avendo chiari riferimenti al metallo nero, soprattutto per l'uso dello scream distante e gelido e per certi pattern di chitarra, NON sono composizioni black metal.
Sembra un paradosso, ma a pensarci bene, considerando di chi stiamo parlando, non lo è.
Lustre, in pratica, è un creatore di atmosfera.
"The Ashes Of Light" è, per tanto, atmosfera.
Eterea, spaziale, sognante.
Sembra di essere al cospetto di un album dream-pop, dai contorni neri, nel quale si viene rapiti e portati via verso l'infinito ma senza che questa cosa susciti la benché minima paura o inquietudine.
Qui siamo al cospetto, piuttosto, di qualcosa di luminoso, di qualcosa che ci svela la forza delle stelle e la magia della loro irradiazione, il tutto espresso con semplici note di tastiera che intessono melodie dolci e senza tempo che non fanno altro che aumentare l'effetto "circolare" di un album fatto, appunto, di polvere di stelle, e di paesaggi di certo freddi, ma dannatamente accoglienti e pronti a svelarti i loro segreti.
Lustre, nonostante il suo continuo giocare con generi musicali molto lontani, resta un artista unico, un artista schivo che lascia parlare le sue note, un artista al quale tutti dovrebbero fare riferimento quando si ha in mente la musica Ambient e le sue suggestioni più belle.
Ancora una volta, una prova sopra le righe: adesso sta a voi tutti capirne tutte le sfaccettature e coglierne i delicati colori della tavolozza espressiva.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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