Intronaut - Fluid Existential Inversions

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2020
Durata:52 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. PROCUREMENT OF THE VICTUALS
  2. CUBENSIS
  3. THE CULL
  4. CONTRAPASSO
  5. SPEAKING OF ORBS
  6. TRIPOLAR
  7. CHECK YOUR MISFORTUNE
  8. PANGLOSS
  9. SOUR EVERYTHINGS

Line up

  • Sacha Dunable: guitar, vocals
  • Dave Timnick: guitar, vocals
  • Joe Lester: bass
  • Alex Rudinger: drums

Voto medio utenti

Che i losangelini Intronaut siano oggi una delle band più brillanti ed acclamate della scena post-metal, non c'è alcun dubbio. Dal 2005 ad oggi, una crescita costante attraverso album ormai considerati pietre miliari del neo-progressive/alternative metal, come "Prehistoricism" (2008), "Valley of smoke" (2010), "Habitual levitations" (2013) e l'osannato da critica e pubblico "The direction of last things" del 2015. Dopo quel successo si è verificata una sorta di pausa nel percorso della formazione americana. Cinque anni, durante i quali c'è stato l'allontanamento di uno dei membri fondatori, il batterista Danny Walker, per una brutta storia personale di abusi familiari. Sicuramente uno dei motivi principali che hanno posticipato più del solito l'uscita di questo sesto full-lenght, "Fluid existential inversions", il primo per la storica etichetta Metal Blade.
"Io amo bands come Ac/Dc o Motorhead, che hanno riproposto le medesime cose per l'intera carriera", dichiara il chitarrista/cantante Sacha Dunable, "ma gli Intronaut interpretano la musica in maniera diversa, come una continua ricerca, una costante evoluzione verso forme stilistiche sempre più elaborate, nuove e sorprendenti".
In effetti il presente lavoro porta con sè qualche elemento di novità, rispetto al passato. Non tanto il contributo del drummer Alex Rudinger (The Faceless, Whitechapel), veterano che non fa rimpiangere il pur eccellente Walker, piuttosto un uso di sintetizzatori ed arrangiamenti sofisticati che prima rimanevano maggiormente sullo sfondo. Lo testimonia un brano come "Cubensis", intricatissimo, serrato e spigoloso episodio che sfiora il math-metal di alta qualità ma contiene anche aperture melodiche di incantevole ed algida purezza. La complessità è caratteristica peculiare di questa formazione, dove tutto è fluido, in costante cambiamento. L'indole progressiva, intesa come imprevedibilità delle strutture sonore, come flessibilità di soluzioni all'interno del singolo capitolo, si conferma in maniera indiscutibile anche nel presente lavoro. Schegge potentemente heavy si trasformano in passaggi liquidi e lunari, dall'atmosfera trasognata, per virare ancora in un metal arcigno e tagliente che ricorda vagamente i miei amati Voivod, vedi "Pangloss" e "Contrapasso".
In questi brani non c'è nulla di semplice, lineare o diretto. La bravura del quartetto californiano risiede proprio nella capacità di coagulare un movimento diverso dall'altro, di dettagliare ogni elemento sonoro, di risultare complessi e sofisticati senza essere dispersivi. Tracce come "The cull" o "Speaking of orbs" contengono particelle letali di metal abrasivo, di heavy progressivo, di post-rock psichedelico, di sperimentazione alternativa, miscelate in un flusso unitario mutaforma che genera costantemente un senso di affascinante meraviglia. Alchimisti musicali dotati tecnicamente ed eccellenti nella composizione.
Rispetto al precedente lavoro, il livello di articolazione degli svariati elementi è ulteriormente aumentato, mentre si è perso qualcosa in fatto di accessibilità epidermica. Rimane comunque un album di grande spessore, imponente ed originale, tecnico ed emozionale, da parte di una formazione che si conferma ai vertici del panorama heavy non convenzionale contemporaneo.

Assolutamente consigliato.

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