Mythology - The Castle Of Crossed Destinies

Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2019
Durata:41 min.
Etichetta:Black Widow Records

Tracklist

  1. THE CASTLE OF CROSSED DESTINIES
  2. MISSED CHANCES
  3. THE MOON
  4. NOW I’M BLIND
  5. THE EMPEROR
  6. DON’T BE AFRAID

Line up

  • Athos Sade: vocals
  • Lady Sif: backing vocals
  • Aton Dasha: guitar
  • Dan Moses: keyboards
  • Santo Asteda:bass
  • Dana Shettom: sax, mellotron
  • Chad Samoth: drums

Voto medio utenti

Quando nella frenetica stagflazione della scena musicale contemporanea si palesano gruppi come i Mythology vengo colto da un misto di curiosità e sospetto: di loro si sa che sono svizzeri e poco altro, e nell’era della tirannia dell’informazione e del presenzialismo, la mancanza di tali elementi finisce per accendere l’attenzione, sperando, però, che non si tratti di un ingenuo stratagemma attuato proprio per distinguersi dalla massa, senza poi possedere le doti artistiche necessarie all’impresa.
La sapiente e competente egida discografica della Black Widow Records funge da importante rassicurazione e anche il concept dell’album, ispirato a un romanzo breve di Italo Calvino, contribuisce a fugare i dubbi di “superficialità”, del tutto cancellati dall’ascolto di “The castle of crossed destinies”, un’opera percorsa da continui cambi di clima, tra oscurità, decadenza, dramma, elegia e leggenda, in un misto di doom, jazz, folk medieval-esco, prog e gothic di notevole suggestione.
Una sorta di “free rock” incombente, liquido e mistico, in cui si stagliano le voci teatrali ed evocative di Athos Sade e Lady Sif e dove le strutture armoniche appaiono frementi e magnetiche, alternando raffiche d’organo, squarci di sax e fiotti di chitarre fosche e appassionate, operanti su un sostrato ritmico pulsante e variegato.
Volendo trovare riferimenti utili a indirizzare l’astante si potrebbero citare Atomic Rooster, Van Der Graaf Generator, Soft Machine e magari pure The Velvet Underground, ma il tutto appare ben lontano da una sterile operazione di copia & incolla, non inconsueta in questi nostri tempi diffusamente retrospettivi.
Qui è l’intensità e la vivacità della fiamma dell’ispirazione a scongiurare ogni rischio manieristico e sebbene l’enfasi espressiva finisca talvolta per lambire i limiti dell’eccesso e dell’autoindulgenza, non si può nascondere la “potenza” di quarantacinque minuti di musica straniante e “primitiva” nel suo fluire libero e incondizionato.
Questa mancanza di un perfetto equilibrio narrativo, che personalmente accolgo tra i pregi dell’esposizione sonora, può apparire al tempo stesso come un piccolo difetto, e, in effetti, a ben osservare, non sempre l’approccio dei misteriosi elvetici mantiene la tensione emotiva sugli stessi attanaglianti livelli, evidenziando qualche minimo “calo di concentrazione”.
L’intrinseca irrequietezza artistica del gruppo, tuttavia, spesso davvero “impressionante”, appare una qualità rara da incentivare e sostenere, consigliando a tutti gli estimatori dell’arte dai contorni irregolari un pronto contatto con i Mythology, una formazione il cui spiccato istinto creativo è certamente meritevole di grande considerazione.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.