Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:44 min.
Etichetta:Entertainment One

Tracklist

  1. DREAM IN MOTION
  2. HOLLOW DYING MAN
  3. ONCE AGAIN
  4. ENEMY IN DISGUISE
  5. THE WORLD YOU KNOW
  6. TOXIC
  7. THE HEALING
  8. NECROPOLIS
  9. THE UGLY TRUTH
  10. AQUALUNG

Line up

  • Kirk Windstein: vocals, guitar, bass
  • Duane Simoneaux: drums, keyboards

Voto medio utenti

Kirk Windstein è il signore dello sludge doom, su questo non ci sono dubbi. Con i Crowbar ha praticamente dato vita ad uno stile che fa della lentezza poderosa ed inesorabile il proprio marchio distintivo, poi imitato da decine e decine di altre formazioni. Con i Down, ha saputo reinterpretare la materia sabbathiana in forma più heavy e fangosa, ispirata alle paludi della sua natìa Louisiana. A questo vanno aggiunti i tanti contributi e le collaborazioni messe in atto nel settore, che lo hanno reso una sorta di icona vivente di tutto questo movimento musicale.
Ora il chitarrista/vocalist di New Orleans ha sentito l'esigenza di produrre qualcosa di interamente suo, cioè il presente "Dream in motion" dove si è occupato di tutto tranne le parti di batteria, affidate all'amico di lunga data Duane Simoneaux. Ne è venuto fuori un disco che ha poco a che fare sia con lo sludge che con l'heavy doom, ai quali ci ha abituati. Questo è un lavoro malinconico, sofferto, lento fino a sfiorare il funeral doom, pieno di ballate melodiche ed intimiste che mi hanno ricordato i Type 0 Negative privi degli aspetti gotici. Certo c'è la voce profonda ed irsuta di Kirk a caratterizzarlo assieme a qualche pezzo un pò più robusto come la title-track, potente e cadenzata, il brano più simile allo stile dei Crowbar, oppure la non eccelsa cover di "Aqualung" dei Jethro Tull o la robusta "Toxic". Il resto è doom atmosferico, ieratico e meditativo, talvolta ravvivato da vibrazioni melodiche di buona fattura ("Once again"), in altri casi talmente rarefatto e sconsolato da generare sensazioni di abbandono e ineluttabilità del destino ("Enemy in disguise", "Necropolis", "The ugly truth").
La bravura di Windstein non si discute, riff e vocals sono di buona qualità, ma questo disco sembra un'opera pensata più per esorcizzare sentimenti personali che per piacere agli altri. Onestamente, l'ho trovato un pò sfiancante e privo di momenti davvero memorabili. Non da bocciare, ma nemmeno indispensabile.

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