Copertina 8,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2006
Durata:52 min.
Etichetta:Regain
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. APOCALYPSE CONTINUES
  2. BURDEN OF HELL
  3. MESSIAH SYNDROME
  4. WE ARE DESTINED TO BURN
  5. HURRICANE
  6. APPEAL FOR FORGIVENESS
  7. ABSOLUTION HOUR
  8. EMBRACE THIS PROMISE
  9. SHAPE OF PAIN
  10. REDEMPTION SYMPHONY
  11. EXHALING FINAL BREATH

Line up

  • Auman: vocals
  • Demon: guitars
  • Daron: guitars
  • Novak: bass
  • Torna: drums

Voto medio utenti

I polacchi Frontside, già autori dell’ottimo “…And Forgive Our Sins…” del 2003, tornano con il nuovissimo “Twilight Of The Gods”, rubricato e sottotitolato come “A First Step To The Mental Revolution”. La band si dichiara come la risposta europea a bands come Killswitch Engage e Bleeding Through, colossi americani del metalcore, facendosi però un gran torto, per i Frontside hanno uno spessore e una densità di suono che forse le band d’oltre oceano non possono vantare.
Quello che voglio dire è che il suono americano mantiene intatte le proprie radici hardcore, mentre i polacchi al contrario hanno una solida e radicata matrice death metal, la quale dà al loro sound una cattiveria e un’intensità difficilmente sostenibili.
Ecco svelato il nocciolo fondente di questo disco, ovvero undici canzoni di brutale, devastante, terremotante connubio di death, thrash, hardcore sparato “loud’n’proud” come si conviene in questi casi. Il tutto accompagnato da un duplice cantato in growling/screaming, e da una sezione ritmica inarrestabile, spesso anticonvenzionale e con la giusta dose di melodia, mai melensa o troppo pulita.
L’iniziale “Apocalypse Continues” è una vera e propria dichiarazione di intenti, cui la band tiene fede per tutti i 52 minuti del disco, arrivando a sfiorare vette di monoliticità davvero alte. L’inizio di “Messiah Syndrome” è da ejaculatio precox, un sound massiccio come una barra di acciaio, tonnellate di groove, brutalità senza pietà. Roba da recitare “vengo e godo, godo e vengo” come fosse l’Ave Maria.
La particolarità della band sta nel saper cadenzare i propri patterns ma al tempo stesso risultare veloce, e quando decide di mostrare il proprio lato melodico stupisce ancor di più, come nel break di “We Are Destined To Burn”. “Absolution Hour” sembra richiamare alla mente i Fear Factory, nella loro alternanza di parti melodiche e parti meccanico/cibernetiche.
È giusto che mi fermi qui e che voi scopriate da soli le gemme di questo disco, tanto inaspettato quanto gradito. Datevi una botta di vita!
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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