Blood Incantation - Hidden History of the Human Race

Copertina 8,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:36 min.
Etichetta:Dark Descent Records
Distribuzione:Century Media

Tracklist

  1. SLAVE SPECIES OF THE GODS
  2. THE GIZA POWER PLANT
  3. INNER PATHS (TO OUTER SPACE)
  4. AWAKENING FROM THE DREAM OF EXISTENCE TO THE MULTIDIMENSIONAL NATURE OF OUR REALITY (MIRROR OF THE SOUL)

Line up

  • Isaac Faulk: Drums
  • Paul Riedl: Guitars, Vocals
  • Morris Kolontyrsky: Guitars
  • Jeff Barrett: Bass

Voto medio utenti

L’immaginario collettivo costituito da siderali razze aliene e la loro presenza fin dalla remota antichità nella storia degli esseri umani ha trovato terreno fertile nel variegato mondo metal.
Dalle illustrazioni create da Ed Repka passando, per esempio, attraverso noti brani di Megadeth, Rage, Hypocrisy (una fetta consistente della discografia degli svedesi ne è debitrice) le tematiche extraterrestri sono da tempo note all’audience metallica.

Ed è proprio in queste tematiche che affondano ben salde le radici dei deathster statunitensi Blood Incantation, band che, fin dal loro scintillante esordio con l’EP “Interdimensional extinction” del 2015 ha prepotentemente scalato le classifiche di gradimento di coloro che amano il death metal.
Perché diciamocela tutta, dopo il botto fatto da “Starspawn” attendavamo al varco il quartetto del Colorado: sarebbero stati in grado di replicare il successo del primo disco o era stato un fortunato unicum?

L’ascolto di “Hidden history of the human race” spazza via questo dubbio in breve tempo, i Blood Incantation hanno realizzato un signor secondo album che, di fatto, consolida la band fra le maggiori realtà del genere, un lavoro destinato a finire nella top ten di fine anno di molti di noi.
La prima cosa che notiamo è una produzione più accurata, pulita, rispetto a “Starspawn” e di questo ne beneficia non poco il riffing della coppia Riedl/Kolontyrsky di cui possiamo apprezzare l’esecuzione di ogni singola nota, la seconda è che la band non ha fuso la propria anima psichedelica/progressiva alla lezione impartita dai Morbid Angel e dalla scuola americana.
L’influenza dell’Angelo Morboso è evidente fin dall’attacco della prima traccia “Slave species of the gods”, ma la band non si ripropone come clone dei floridiani, bensì parte da essi per continuare la propria esplorazione del cosmo attraverso dissonanze, raddoppi, sincopi, cambi tempo in maniera così fluida e naturale da non apparire mai come uno sterile esercizio di stile che non conduce da nessuna parte. Se mai i Blood Incantation hanno sentito la pressione nel dover realizzare questo disco, questa non traspare minimamente durante l’ascolto.

Un viaggio psichedelico che alterna momenti più eterei ad altri più ferini, in cui riaffiorano dal subconscio armonie post-Death, rimembranze Demilich o addirittura dei vecchi Nile; “Hidden history of the human race” è un racconto tradotto in musica: allo stesso tempo “leggibile” come quattro singole tracce separate o come una lunga traccia eseguita in quattro movimenti fra loro legati.

Lavoro che cresce esponenzialmente con il numero degli ascolti e che merita tutta l’attenzione che potete dedicargli e che, ma mi pare scontato, va acquistato senza dubbio alcuno.

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