Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2006
Durata:48 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. RUSH
  2. DEADMAN
  3. GOD DAMNED REBEL
  4. US
  5. GOING FOR IT!
  6. NEW EMPIRE
  7. V-RED
  8. BLIND EYE
  9. DEVIL'S COUNTY
  10. BORN LIKE FIRE
  11. WATCH ME FROM THE SKY
  12. CAN THE WORLD BE WRONG?
  13. HOLE IN THE SKY

Line up

  • Twitch: vocals
  • Tadeu Dias: guitars
  • Marcus Ardanuy: bass
  • Arnaldo Rogano: drums

Voto medio utenti

I componenti dei Cavalar vivono a Londra, ed è nella capitale britannica che un paio d'anni fa hanno dato vita al gruppo. Ma tre musicisti su quattro vantano origini brasiliane e non hanno mai reciso i legami con il loro paese natìo. Per questo motivo appena avuta la possibilità di realizzare un'album d'esordio, i Cavalar sono volati in Brasile e lo hanno registrato in uno studio di San Paolo. Oltre che affezionati alla patria questi musicisti hanno un'età piuttosto matura, gente più legata alla tradizione del passato che alle mode contemporanee, ed infatti il loro stile è stato forgiato ispirandosi al periodo musicale più consono alla propria cultura musicale. Ne è venuto fuori un solido disco in bilico tra hard rock settantiano ed heavy metal primi '80, fortemente influenzato da una coppia di colossi come Black Sabbath e Deep Purple. I Cavalar ci hanno messo una bella dose di mestiere, ottima compattezza strumentale e soprattutto un buon songwriting, efficace anche se derivativo. Innegabile la presenza citazioni piuttosto spinte, specialmente dei Sabbath di "Never say die" e del sottovalutato "Sabotage", dal quale la band ricava anche la cover di "Hole in the sky" (presente solo nelle prime mille copie del cd). Brani come "Rush" o "New empire" viaggiano paralleli alle cose più hard e sostenute di Ozzy e soci, perfino nell'intonazione del vocalist Twitch molto vicina a quella del Madman. In questo i Cavalar possono essere accostati agli Sheavy, altra formazione per la quale la passione verso i Sabbath sfiora l'identificazione totale. Il quartetto londinese rispetto al gruppo canadese si distingue per una linea più secca e concisa, in breve più hard'n'heavy che stoner, un tiro pulito, grintoso e senza fronzoli, fedele alla classica regola "riff-strofa-ritornello-assolo" immutabile fin dalla notte dei tempi. Altri episodi del lavoro si distinguono per un tipo di rivestimento più blindato e metallico, ad esempio "Deadman","V-red" o l'ottima "Devil's county", nei quali si respira un'atmosfera primi '80 ma senza causare problemi di adattamento all'esperta band. Sicura e priva di difetti la combinazione classic-heavy di ritmiche geometriche e valide melodie anthemiche, fieri inni da concerto magari un po'datati ma ancora capaci di coinvolgere. Dunque i Cavalar, tanto per fare qualche nome, non mostrano l'inclinazione doomeggiante di Las Cruces o Iron Man, pur seguendo spesso linee Sabbathiane. Nemmeno l'epicità guerriera dei Grand Magus o dei sorprendenti Bible of the Devil, pur avendo momenti orgogliosa marzialità. Nell'insieme ci offrono soltanto un onesto hard/heavy fatto bene, basato su pochi elementi essenziali e cementato dalla passione di chi suona senza pensare troppo al grande successo ed ai miraggi di fiumi di danaro. Un gruppo a cui manca la brillantezza da protagonisti di prima fila, ma che abbonda di concretezza da dignitosi praticanti del settore. Quasi inutile dire che l'acquisto del loro disco è tutt'altro che prioritario, però a volte un prodotto di secondo piano che esprime sincerità può dare più soddisfazione di una pompata megaproduzione assemblata in modo magistrale ma priva di cuore.

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