Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:53 min.
Etichetta:Silver Muzeek

Tracklist

  1. GO! SHE SAID
  2. SONIC BOOM
  3. CITY PROWLER
  4. ABOUT ROCK'N'ROLL
  5. THE LAST TIME
  6. LAST EXIT / VOODOO LAND
  7. MEAN MACHINE
  8. ANGEL WITH SILVER WINGS
  9. ROOM 666
  10. SHE'S GOT TO BE
  11. WASTED DREAM
  12. ZERO GRAVITY
  13. FREEDOM HAVEN

Line up

  • Silver Steff: vocals
  • Dirty Lyo: guitar
  • Dirty Seb: bass
  • Silver Gregg: drums

Voto medio utenti

E' indubbio che la Svizzera abbia sempre svolto un ruolo molto marginale nel campo della musica dura. Sarà l'alto tenore di vita, la tranquillità, il basso livello di tensione sociale o magari soltanto colpa della frizzante aria di montagna che si respira da quelle parti, ma gli elvetici non hanno mai mostrato particolare interesse a formare gruppi di genere heavy. Quelli di rilievo che ricordo sono i gloriosi Krokus in ambito hard rock, gli influenti Celtic Frost ed i loro scudieri Messiah in quello metal e ben poco d'altro.
Al breve elenco potrà forse aggiungersi il nome dei ginevrini Silver Dirt, i quali vantano tutti i presupposti per avvicinarsi al livello di popolarità dei compatrioti.
Mi ero già occupato del loro ep di presentazione all'inizio dello scorso anno ed al di là della validità dei brani, quattro dei quali sono riproposti su "Sonic boom", ciò che emergeva con più chiarezza era la determinazione del gruppo nel puntare ad un successo molto più che locale ed anche la sua notevole maturità artistica e professionale.
Pur suonando insieme soltanto dal 2004 l'atteggiamento dei Silver Dirt è evidentemente quello dei veterani. Il quartetto mostra una spiccata fermezza stilistica e non tradisce le esitazioni comuni nei gruppi esordienti. Massima disinvoltura nel modo di proporsi alla critica ed al pubblico, grande attenzione ai dettagli e particolare cura nella scelta di un look adatto alla loro proposta. La spiegazione è ovvia, i componenti della band sono attivi da parecchio tempo ed hanno militato in svariate entità minori (Rated X, Exnova, Like Killing, Groove Mania, ecc), accumulando un buon bagaglio d'esperienza tanto in studio che sul palco.
Questo giustifica anche il fatto che il primo album dei Silver Dirt si rivela molto più maturo e delineato di quel che ci si potrebbe attendere da musicisti all'esordio.
Qualità, precisione, efficacia, sono le tre componenti fondamentali nell'hard rock degli svizzeri, unite ad un songwriting fresco e ruspante ma anche forte di una lucidità adulta.
L'album esprime una potente carica di energia rock senza andare mai fuori controllo, una miscela perfetta di cuore e cervello che troviamo soltanto nei lavori superiori alla media. Infatti i Silver Dirt sono di caratura superiore rispetto ai tanti che si limitano a mettere insieme qualche riff di Kiss e Ac/Dc con la sensualità orecchiabile dei Motley Crue, pur se innegabilmente anche gli elvetici partono dalle medesime fonti d'ispirazione.
Come esempio concreto prendiamo un ispirato rockblues come "Angel with silver wings", brano che non esce dai confini della scuola tradizionale ma è assemblato in maniera affascinante, pieno di vibrazioni settantiane, citazioni Aerosmith/Black Crowes e sottili richiami alle atmosfere southern. Discorso che si applica nella stessa maniera per la conclusiva "Freedom haven", uno slow passionale con bellissimi momenti notturni e notevoli spunti solistici, con la differenza che qui compare una vibrazione Zeppeliniana per nulla inattesa, visto che il gruppo ha esordito come cover-band proprio del colosso britannico.
Tutto questo per dire che "Sonic boom" è pieno di belle canzoni, ma anche che i Silver Dirt mostrano versatilità e non possiedono un solo tipo di freccia per il loro arco.
Troviamo esempi di rock facile e potente, gioiosamente coinvolgenti per mezzo di trascinanti ritornelli da grandi arene, come in "Go! She said" o nell'esaltante "Mean machine", oppure il tiro più ruvido e spigoloso di "City prowler", "Zero gravity" o della torrenziale "About rock'n'roll", i classici brani da mettere quando il party ha raggiunto il massimo tasso alcoolico.
C'è anche qualche leggera pennellata glam, tipo la title-track o "Room 666", utile per giustificare l'aspetto moderatamente colorito dei ginevrini, mentre sono del tutto assenti ballate o love-song romantiche e l'unico strappo che il gruppo si concede è la cover di "The last time" dei Rolling Stones, per la verità uno degli episodi meno brillanti del lavoro.
I Silver Dirt offrono semplicemente un bel disco rock, tradizionale, tosto, divertente ed orecchiabile, che di questi tempi è già molto. Se in futuro avranno la fortuna di essere supportati da una label importante, gli svizzeri hanno i mezzi per ottenere un successo notevole.

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