Velvet Viper - The Pale Man Is Holding a Broken Heart

Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2019
Durata:52 min.
Etichetta:Massacre

Tracklist

  1. THINGS BEHIND
  2. GöTTERDäMMERUNG
  3. ALL BY YOURSELF
  4. ONE-EYED RULER
  5. SAMSON AND DELILAH
  6. CONFUSE AND SATISFY
  7. SOMETHING IS ROTTEN
  8. KEEP YOUR HEAD UP
  9. HIDE YOUR FIRE
  10. THE WHEEL HAS COME FULL CIRCLE
  11. ONE DAY

Line up

  • Jutta Weinhold: vocals
  • Holger Marx: guitars
  • Johannes Möllers: bass
  • Michael Ehré: drums
  • Micha Fromm: percussion Instruments

Voto medio utenti

i Velvet Viper escono col quarto album "The Pale Man Is Holding a Broken Heart" che ci offre un gran lavoro nel songwriting da parte del duo Weinhold/Marx e che funge idealmente da collegamento col primo album del 1990.
Il sound, prodotto da Tommy Newton agli Area 51 Recording Studios, è più heavy e distinto rispetto al precedente album "Respice Finem“, e riflette il live sound della band.

Le lyrics coprono temi fantastici e onirici / fantasy ma anche tematiche alla Shakespeare's "King Lear" ("The Wheel Has Come Full Circle") o alla Richard Wagner's "The Ring of the Nibelung« in "Götterdämmerung", mentre "One-Eyed Ruler" si basa sulla mitologia nordica di Odino che ha sacrificato un suo occhio.
Insomma, tematiche e musiche epic e anche dark heavy metal, ma c'è un ma .... ascoltando il disco c'è qualcosa che non mi convince appieno.
Innanzitutto la singer Jutta Weinhold che seppur brava e volonterosa cerca di assomigliare troppo ad un Ronnie James Dio al femminile ( aarghhh!!) e poi le melodie, ad eccezione di alcuni brani di buona fattura e discreto impatto, sono un pò troppo legnose e slegate fra di loro. Ascoltando il disco mi è capitato di avere dei cali di concentrazione proprio perchè le canzoni non riescono a tenere costante l'attenzione dell'ascoltatore che a volte "gira un pò a vuoto" fra una canzone e l'altra.
In sostanza non è assolutamente un brutto disco, tra l'altro ha pure una bella copertina, tuttavia una maggior solidità e compattezza nel songwriting a mio parere avrebbero giovato alla resa finale.
Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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