Copertina 6,5

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2019
Durata:41 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. WHAT ELSE IS THERE
  2. CATABOLIC
  3. LAST PLACE ON EARTH
  4. DESIGN
  5. LAST MOMENT
  6. THE MIST
  7. THEREFORE I AM
  8. TRUTHS
  9. NO ONE IS LISTENING
  10. TOTALLY

Line up

  • Mariangela Demurtas: vocals
  • Kris Laurent: guitars, bass, keyboards
  • Tarald Lie: drums

Voto medio utenti

Nella musica (come nella vita, del resto … sebbene con possibili conseguenze leggermente “diverse” …) capita di sperimentare delle passioni “brucianti” e fulminee, in grado di distogliere l’appassionato dai suoi affetti maggiormente duraturi, affidabili e rassicuranti.
Per quanto mi riguarda il gothic-metal ha rappresentato proprio uno di questi “innamoramenti”, intensi e ardenti nel momento del massimo fulgore e poi spenti e inariditi da un trend opprimente e da un’evidente (e non raro) fenomeno di diffusa stagflazione.
A volte, però, è bello verificare se la “fiamma” può ancora essere accesa, magari affidandosi a gruppi nuovi che “promettono” molto bene grazie a background artistici di notevole spessore.
Ed ecco svelati i motivi che mi hanno condotto a trattare il debutto di questi Ardours, pilotati dall’eccellente laringe di Mariangela Demurtas (Tristania) e patrocinati dalla Frontiers Music, un’etichetta che ha spessissimo alimentato i miei consolidati amori musicali e che oggi potrebbe contribuire a perpetrare un piccolo “tradimento” nei confronti di quegli immarcescibili suoni.
Alla prova dei fatti, “Last place on Earth”, pur senza sconvolgere, si rivela un albo abbastanza interessante, in cui le sonorità tipicamente “gotiche” si combinano con il rock “mainstream” e con bagliori di new-wave, assecondando le esigenze degli estimatori di Within Temptation e The Gathering, ma senza costringerli a subire forzate ruffianerie e quel retrogusto di déjà-entendu fastidioso e persistente.
In tale contesto, piacciono, in particolare, le fascinose pulsazioni di “Catabolic” (la mia preferita, per la cronaca …), le melodie adescanti della fluttuante title-track, della vigorosa “Design” e delle suggestive “Last moment”, “The mist” e “Truths”, in cui l'ugola della Demurtas sfoggia tutte le sue consistenti possibilità espressive.
Non ancora in grado di stimolare qualcosa di più importante di una piacevole “scappatella”, agli Ardours va comunque riconosciuto il merito di aver realizzato un lavoro non particolarmente “addomesticato”, all’interno di un genere in cui la sensazione di ascoltare sempre la “stessa canzone” è molto frequente.
Viste le buone premesse, non rimane che attendere con fiducia, magari già dal prossimo disco, una forma d’infatuazione meno effimera e volatile.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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