Copertina 8

Info

Anno di uscita:2019
Durata:52 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. LIVING IN SOMEONE ELSE’S DREAM
  2. ALL OVER THE WORLD
  3. DIRTY LITTLE GIRL
  4. BREAKING THE CHAINS
  5. ARE THESE WORDS ENOUGH
  6. WILL WE GIVE UP TODAY
  7. BENEATH A STEADY RAIN
  8. THE HARDER THEY WILL FALL
  9. DOWN AND DIRTY
  10. THE HARD WAY

Line up

  • Marcie Free: vocals
  • Bruce Gowdy: guitars, keyboards, vocals
  • Guy Allison: keyboards, percussion, vocals

Voto medio utenti

Dall’inaspettato ritorno del 2010, il percorso artistico degli Unruly Child nelle frenesie discografiche del terzo millennio prosegue con passione e ispirazione, aggiungendo una dose importante di fatale “maturità” a quelle straordinarie dotazioni compositive ed espressive che hanno reso la band americana una delle più amate dal pubblico dei chic-rockers (indicativa, a questo proposito, l’accoglienza tributata loro durante il Frontiers Rock Festival IV).
Big blue world”, il nuovo lavoro ancora una volta patrocinato dalla Frontiers Music, rappresenta un altro passo all’insegna dell’eleganza, della capacità evocativa e della presa emotiva in una fusione tra AOR, prog e pop di enorme suggestione e in cui la componente squisitamente hard-rock funge quasi da prezioso “corollario”, a garantire un adeguato dinamismo dei suoni.
Yes (quelli più “commerciali”), Styx, World Trade, Kansas finiscono così per dover essere citati come plausibili riferimenti per indirizzare gli eventuali neofiti, ma è altresì necessario avvisare tali imbelli uditori che da queste parti non troveranno nemmeno l’ombra delle tipiche prestazioni “nostalgiche” o imitative di tanta musica contemporanea.
Qui c’è “solo” la classe immensa di una formazione dotata di un evidente carisma, il cui cuore, volendo “rassicurare” anche i suoi fedeli estimatori, continua a pulsare in un profluvio di note raffinate e intense, coordinato da una delle voci più emozionanti della scena.
Si parte con l’enfasi adescante e i sontuosi arrangiamenti di “Living in someone else’s dream”, arricchiti in “All over the world” da intriganti vibrazioni hard, mentre “Dirty little girl” avvolge l’astante in un delizioso clima dagli accenti vagamente Bad English-eschi, capace d’insinuarsi subdolamente tra i suoi avidi gangli sensoriali.
Tocca, poi, alla suggestiva melodia elettro-acustica di “Breaking the chains” offrire a Marcie Free il background ideale per esprimere tutto il formidabile potenziale interpretativo di cui è dotata, sublimato anche dal ricercato romanticismo di “Are these words enough” e dalle vaporosità adulte di “Will we give up today”, che con appena un pochino di “ruffianeria” supplementare avrebbe potuto fare sfracelli.
Il pianoforte di Guy Allison, assieme all’appassionata laringe di Free, diventa protagonista nella ballatonaBeneath a steady rain” e se la sua spiccata ampollosità urta in qualche modo la vostra sensibilità di rockers, le scosse Zeppelin-iane di “The harder they will fall” ristabiliranno la sua piena funzionalità, salvaguardata pure dalle notevoli facoltà seduttive dell’ottantianaDown and dirty” e della bella “The hard way”.
Gli Unruly Child sono “cresciuti” e, a dispetto del loro splendido monicker, sono forse diventati un po’ più “disciplinati” e sereni, consapevoli che il “passato”, travagliato e straordinario, è la solida base su cui edificare un “presente” ancora radioso e ampiamente soddisfacente.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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