Wurdulak - Severed Eyes Of Possession

Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2002
Durata:38 min.
Etichetta:Season of Mist
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. RESCUED BY OBLIVION
  2. THE DOWNFALL OF PITY
  3. UNIFIED GLOBAL MISANTHROPY
  4. XISNASUSANIA
  5. SON OF MAN
  6. SIN EATER
  7. PERPETUAL DOMINATION
  8. REVELATIONS
  9. THE EXQUISITE TASTE OF SELFISHNESS
  10. SEVERED EYES OF POSSESSION

Line up

  • Maniac: vocals
  • Killjoy: vocals
  • Frediablo: guitars
  • Fug: guitars
  • Ihizahg: guitars
  • Jehmod: drums
  • Iscariah: bass

Voto medio utenti

Ecco tornare fra noi la fiera del cattivo gusto, con i suoi carrozzoni fatti di ignoranza, ipocrisia e abili bugie. I Wurdulak, per chi ancora non li conoscesse, sono l’ennesima operazione commerciale di persone che scoprono di avere in mano tre nomi famosi, li infarciscono di balle e li buttano sul mercato. In questo caso ci troviamo al cospetto di Iscariah degli Immortal, Maniac dei Mayhem e Killjoy dei Necrophagia, che dopo aver dato alle stampe nel 2002 un ignobile disco dal nome “Ceremony In Flames”, famoso per la sua copertina che raffigurava una suora gentilmente penetrata per via orale da una trave di legno, ci riprovano quest’anno con il nuovo “Severed Eyes Of Possession”. Neanche a farlo apposta la suora è ancora posta a rappresentanza del cd: stavolta però il solito palo che trapassa l’esofago è accompagnato da un simpatico corvo che le strappa le pupille dalle orbite tirando il nervo ottivo. Un artwork degno di Travis Smith, non c’è che dire! La cosa che più mi ha fatto rimanere male sono i “Key Points” della biografia, ovvero quelli che la casa discografica ritiene essere i punti forte dell’album. 1) La presenza di Iscariah, Maniac e Killjoy è sottolineata più di una volta, con relativa menzione dei principali gruppi di appartenenza. Ma ascoltando attentamente il disco le prime cose che saltano all’occhio sono la mediocrità della voce di Killjoy, il rantolo di Maniac che forse nelle intenzioni vorrebbe avvicinarsi a quel capolavoro di espressività che fece Ihsahn nel debutto “In The Nightside Eclipse” e l’assolutamente intangibile presenza di Iscariah e del suo basso, che si sentirà decentemente si e no un paio di volte in quasi 40 minuti di musica. Tutti e tre falliscono nel suffragare la loro celebre presenza con la prova dei fatti, mentre semmai io avrei evidenziato la splendida prova dei chitarristi, praticamente degli sconosciuti, che dimostrano dei livelli di assoluta eccellenza alle prese sia con riff death, che black che soprattutto thrash e ricchi di groove. 2) L’”estremo” artwork e le raccapriccianti foto raggiungono l’obiettivo di rendere realmente estremo l’avvicinamento di qualsiasi persona con un po’ di cervello a questo lavoro. Forse negli anni ’90 sbattere un po’ di sangue e violenza in copertina poteva aiutare le vendite, ma come diceva Alex in “Arancia Meccanica” è solo “il buon vecchio succo di pomodoro” et voilà, il trucco viene svelato. 3) Sul terzo punto ci siamo, tranne che prima di giudicare il disco ben prodotto ed estremamente efficiente bisognerebbe dare la possibilità di ascoltarlo a chi ha il compito di valutarlo, per evitare fregature a chi i cd li paga (e cari!). Insomma: questo “Severed Eyes Of Possession” è un buon album di death/black/thrash metal, che trova i suoi migliori episodi quando i Wurdulak non cercano necessariamente la velocità e la violenza, ma anzi rallentano i tempi e permettono ai tre chitarristi di tirare fuori dei riff che vi spaccheranno il cervello all’interno della scatola cranica a forza di fare headbanging. La terza traccia, ad esempio, è ricca di groove e di momenti quasi rockeggianti, e sembra un po’ di ascoltare gli ultimi lavoro degli Impaled Nazarene, senza avere però purtroppo Mika Luttinen alla voce. Un album che si eleva leggermente dalla media, ma che purtroppo viene affossato dalla cattiva presentazione e dalla sensazione che questo sia l’ennesimo gruppo costruito dietro ad un tavolino e non in una sala prove. E piantiamola di dire che dentro ci sono Killjoy e compagnia bella!
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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