Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2018
Durata:44 min.
Etichetta:Spinefarm

Tracklist

  1. ENTRANCE
  2. DOMINION
  3. OMINOUS PREMONITION
  4. LAMIA
  5. LOVE OF THE DAMNED
  6. NORTHLANDERS
  7. THE DISCORD OF MELKOR
  8. SERPENTS OF FIRE

Line up

  • Lyle Livingsto: keyboards, piano, orchestrations
  • Eric Peterson: vocals, guitars, bass
  • Alex Bent: drums

Voto medio utenti

Rimpiangete il sound dei vecchi Dimmu Borgir? Vi sentite orfani di un symphonic black che andava parecchio alla fine degli anni '90/primi 2000? Allora Eric Peterson è il vostro salvatore!
Ad "appena" 13 anni dal precedente lavoro il studio, il leggendario chitarrista dei Testament ha deciso di rispolverare il suo progetto Dragonlord e di sfogare il suo estro con un sound diverso da quello della sua band principale. Così, dopo aver insegnato a tutti come si suona thrash metal, ricorda a tutti come si suona black metal sinfonico. Mica male.

A differenza dei due precedenti capitoli in studio in cui Eric era affiancato da musicisti dalle palle cubiche, questa volta ha deciso di fare quasi tutto da solo, limitandosi a chiamare dietro ai tamburi Alex Bent (Trivium) e avvalendosi delle orchestrazioni e delle tastiere del fido Lyle Livingstone. Più qualche coro femminile di quella squinzia di Leah McHenry. Il risultato è questo Dominion, un bel disco in cui  si fondono in modo davvero riuscito thrash e black, più qualche spruzzatina classic, un lavoro in cui si succedono aggressività e malinconia, cattiveria e romanticismo.
Nonostante Dominion sia un albun palesemente derivativo, grosso debitore della scena scandinava, rimane un ascolto assai fresco e che prosegue in modo deciso il cammino intrapreso con i precedenti capitoli in studio. Il riffing serrato di Eric non è fatto di "scarti" della sua band madre ma è totalmente calato nella realtà dei Dragonlord e, sebbene il suo DNA thrash emerga, rimane forte un'impronta gelida e tagliente, tipicamente nordica a cui si accosta un amore mai nascosto per certe melodie dal sapore classic. Emblematica è "Serpents of Fire", in cui elementi NWOBHM si intrecciano con il sound di Spriritual Black Dimension (per dirne uno) con le guest vocals dell'amico Chuck Billy. Le tastiere e le orchestrazioni hanno un ruolo di primo piano lungo tutto il disco ma, a differenza di quanto proposto da colleghi oggi appannati, non vanno mai a sovrastare le linee di chitarra che rimangono il vero filo conduttore del lavoro, sempre epiche e potenti. Anche la voce femminile viene dosata e piazzata sapientemente in certe porzioni di canzone aggiungendo quel tocco soft e sognante la dove serve, armonizzando certe parti. Da questo punto di vista "Lamia" è esemplare. Sempre a proposito di cantato, va detto che Eric, oltre ad essere uno screamer di razza davvero tosto ed abrasivo, si cimenta in alcune parti in clean con buoni risutati, come in "Love Of The Damned", che risulta anche uno dei pezzi migliori del lotto.

Per concludere, penso che questo nuovo Dominion sia il lavoro più a fuoco, completo e vario dei tre finora partoriti da Eric. Sebbene il fattore originalità non sia pervenuto, quello del divertimento è assicurato.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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