Holy Moses - The New Machine Of Lichtestein (reissue)

Copertina SV

Info

Anno di uscita:2005
Durata:non disponibile
Etichetta:Armageddon
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. NEAR DARK
  2. DEFCON II
  3. PANIC
  4. STRANGE DECEPTION
  5. LUCKY POPSTER
  6. SSP (SECRET SERVICE PROJECT)
  7. STATE : CATATONIC
  8. THE BROOD
  9. LOST IN THE MAZE
  10. SSP (LIVE)
  11. LOST IN THE MAZE (LIVE)

Line up

  • Sabina Classen: vocals
  • Uli Kusch: drums
  • Tom Becker: bass
  • Thilo Hermann: guitars
  • Andy Classen: guitars

Voto medio utenti

Il terzo album della carriera arriva a due anni dallo splendido "Finished with the Dogs", che rappresenta per il sottoscritto il miglior album della carriera degli Holy Moses, thrash band tedesca assai più personale e fresca di molti osannati conterranei, condannata invece al ricordo dei soliti pochi nostalgici. Trascinati da Sabina Classen, gli Holy Moses si formarono nei primissimi '80 ad Aachen e debuttarono tardivi, nel 1985, con "Queen of Siam". Con "Finished with Dogs" e questo "The New Machine of Lichtenstein" Holy Moses lanciarono sulla scena il proprio thrash metal violento e crudo, suonato però con estrema abilità, grazie ai chitarrismi non indifferenti di Andy Classen e alla sezione ritmica del ben noto Uli Kusch. Nel terzo full-length della band troviamo alla chitarra un'altra vecchia volpe del metal teutonico, quel Thilo Ermann che suonò prima nei Risk e poi nei Running Wild. Rispetto al predecessore, "The New Machine of Lichtestein" è un album più complesso e articolato, tanto da strizzare l'occhio a quella frangia del techno-thrash che si andava sviluppando in quegli anni. Ma è e resta un album puramente thrash, come dimostrano brani quali "Panic", Locy Popster" o la opener "Near Dark", ottima nella sua unione tra il riffing thrash da manuale e lead melodiche dal gusto eccelso. A penalizzare questo lavoro fu, a mio avviso, la produzione più debole rispetto a "Finished with the Dogs", con quelle chitarre un po' in secondo piano e quasi crunchy. La re-release della Armageddon fa il possibile per rendere giustizia ad un album assolutamente imprescindibile per i thrashers d'annata, e in parte vi riesce grazie al buon lavoro di Michael Hankel. Anche qui troviamo un paio di brani dal vivo come bonus track, mentre mancano i commenti track by track di Sabina. Poco male, comunque, quello che conta è la sostanza e qui ce n'è parecchia. Sul valore qualitativo di questo disco non si discute, quindi se ancora non lo avete o se il vostro vecchio giradischi è passato a miglior vita, smettete subito di leggere questa recensione, rimandate il giro quotidiano sui vostri siti osé preferiti ed andate a comprarvelo.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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