Copertina 6

Info

Anno di uscita:2018
Durata:46 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. WHILE THIS WAY
  2. LOVER
  3. PLEASE HELP ME
  4. ENTANGLED
  5. LIKE SNOW
  6. THAR SEM ENGINN FER
  7. CIRCUS
  8. ÓRÓI
  9. MUTE
  10. CONVICTION
  11. IN THE WAKE OF YOU
  12. WASTING TIME
  13. PASSION

Line up

  • Daníel Auðunsson: guitar, vocals
  • Gunnar Már Jakobsson: guitar, baritone guitar, vocals
  • Karl James Pestka: violin, viola, electronics, vocals
  • Ragnar Ólafsson: piano, baritone guitar, vocals

Voto medio utenti

Credo sia opportuno premetterlo: il disco quest’oggi in esame non ha nulla a che vedere con la nostra musica prediletta, e per certi aspetti non c’entra granché nemmeno col rock.
La Season of Mist, noncurante di ciò, ha ben pensato di immettere sul mercato il quarto full length degli Árstíðir, compagine islandese dedita a sonorità oltremodo soft.

Non che ciò costituisca di per sé un male, per carità.
Al tempo stesso, ho motivo di ritenere che un portale come il nostro vanti pochi punti di contatto con una sinuosa creatura indie chamber pop dagli umori folk e sinfonici.
Cercate di figurarvi una sorta di fusione tra le timide sonorità di Simon & Garfunkel, Radiohead, Kings of Convenience, Sigur Rós, senza dimenticare…

Come dite?
Avete ricevuto una telefonata urgente dal commercialista e dovete proprio andare?
Ok, ho capito l’antifona, e non me la sento di biasimarvi, posto che “Nivalis” non ha particolarmente convinto nemmeno il sottoscritto.

Per i pochi che non sono fuggiti a gambe levate: di brutta musica, nei solchi di questo dischetto, non se ne scorge traccia, eppure dopo tre ascolti attenti non ho ancora trovato un singolo aspetto che abbia saputo convincermi.

Le composizioni, tutte di breve durata, confondono spesso la concisione con l’involuzione: alcuni spunti, pur interessanti, avrebbero avuto bisogno di maggior respiro, di maggior spazio di manovra, di maggior pazienza per essere sviluppati appieno (gli Anathema, anch’essi riferimento stilistico spendibile, insegnano sotto questo profilo).
Ancora: le vocals sussurrate e intimiste di Gunnar Már Jakobsson e Daniel Auðunsson -anche alle chitarre- troppo di rado si adagiano su linee realmente evocative, senza contare che alcune svenevolezze sono risultate indigeste persino ad un ascoltatore open minded come il sottoscritto.
La produzione, da ultimo, avviluppa l’impatto emotivo delle melodie in una coltre di algida perfezione formale, svilendo il fascino delle raffinate tessiture strumentali e delle orchestrazioni. Oltre a ciò, la cassa rimbalza e scoppietta decisamente troppo per i miei gusti…

Come già sottolineato non si tratta affatto di aprioristica chiusura nei confronti di generi alieni al metal, bensì di perplessità suscitate da un’esperienza uditiva piacevole quanto sterile e parca di stimoli.
Inutile soffermarsi sull’analisi dei singoli brani –in “Nivalis”, a mio avviso, non si segnalano picchi clamorosi né abissali crolli-, l’antifona è ormai chiara: gli Árstíðir sanno il fatto loro, ma se sentite l’esigenza di immergervi in un catino di suadente malinconia made in Reykjavík vi consiglio piuttosto gli ultimi due dei Sólstafir.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 19 lug 2018 alle 17:19

No no figurati, non mi hanno entusiasmato ma in giro si sente decisamente di peggio. E poi mi hai fatto affezionare ai Tusmorke, ormai sono praticamente di famiglia :D

Inserito il 19 lug 2018 alle 15:52

Ti passo solo bidoni cafo?

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