Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2018
Durata:43 min.
Etichetta:I, Voidhanger Records

Tracklist

  1. HYMN OF INVERSION
  2. IDYLLS OF THE CAVE
  3. TO QUICKEN STONE
  4. THE VOID IS THE HEART OF THE FLAME
  5. OPHIDIAN CRUCIFIX
  6. HIERURGY

Line up

  • Paul Moore: bass
  • Brendan Maine: guitars
  • Vincent Ippolito: guitars
  • David Cramer: keyboards, vocals
  • Elijah Tamu: guitars, vocals

Voto medio utenti

La volontà della I, Voidhanger Records di trascendere i generi musicali per creare una scuderia diversificata e, soprattutto, originale è testimoniata, anche, da lavori come "Hierurgy", debut album per gli americani, di Chicago, Panegyrist i quali riescono a creare una amalgama sonora di difficile classificazione per la quale è impossibile fornire una direzione di giudizio univoca.
Da un lato, ascoltando quest'album, emerge una atmosfera quasi sacrale che ben si sposa con il concept incentrato sulla presenza di dio e della sua scoperta da parte dell'uomo, parliamo dunque di un concept "cristiano", dall'altra, invece, quasi in contrasto, il quartetto sceglie come metodologia espressiva un progressive black metal, spesso molto violento, caratterizzato da una tecnica strumentale di prim'ordine e da una complessità strutturale e di arrangiamenti davvero notevole, un contrasto, dicevo, che sembra creato apposta per sorprendere ma anche per evidenziare i chiaroscuri di un album che vive, in bilico costante, tra epicità e soluzioni strambe, al limite del bizzarro.
Tutti i brani dell'album, che a volte superano anche i dieci minuti, sono in costante tensione ed in costante cambiamento, alternando, spesso in maniera schizofrenica, a volte in maniera più strutturata, vocals pulite (molto presenti) di matrice al limite del power con scream e growl, black metal devastante con partiture più ragionate ed attente alla melodia, deviazioni verso lidi classic metal con inflessioni doom, come se i Panegyrist volessero fondere in una unica colata esperienze sonore provenienti da Ved Buens Ende, Ihsahn, Borknagar, groove metal moderno e heavy più tradizionale, senza una regola precisa e senza limiti espressivi.
Alla luce di tutto questo, credo sia doveroso avvertirvi che l'ascolto di "Hierurgy" è tutto tranne che una esperienza semplice, così come è d'obbligo avvertirvi che se cercate black metal old style, satanico, beh, qui non ne troverete assolutamente nessuna traccia perché il gruppo è ben lontano da certi stereotipi, sia dal punto di vista concettuale, come sottolineavo all'inizio, sia da quello meramente esecutivo visto quello che i ragazzi riescono a fare in questo album, distanziandosi anni luce dai tipici blackster di "una volta".
Ora, se questo sia un bene o un male, sinceramente non lo saprei dire.
Quello che so è che a me è successo di aver voluto ascoltare più e più volte l'album, come se gli ascolti ripetuti avessero potuto darmi, ogni volta, elementi nuovi per farmi una idea precisa di "Hierurgy", ma, alla fine, questa idea io non me la sono fatta e, quindi, continuo a premere il tasto play sorprendendomi ogni volta di un suono totalmente spiazzante e, in fondo, affascinante.
Adesso non mi resta che suggerirvi di provare l'ascolto: potreste entusiasmarvi oppure restare schifati.
In ogni caso non credo possiate restare indifferenti.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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