Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:67 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. NO MERCY
  2. ELECTRIC GYPSY
  3. KILLING MACHINE
  4. BOW SOLO/OVER THE EDGE
  5. SEX ACTION
  6. SPEED
  7. ONE MORE REASON
  8. KISS MY LOVE GOODBYE
  9. DON’T LOOK AT ME THAT WAY
  10. MALARIA
  11. NEVER ENOUGH
  12. JELLY JAM
  13. THE BALLAD OF JAYNE
  14. RIP AND TEAR

Line up

  • Phil Lewis: vocals
  • Tracii Guns: guitar
  • Michael Grant: guitar
  • Johnny Martin: bass
  • Shane Fitzgibbon: drums

Voto medio utenti

Quanto è bello ascoltare un live album a cui si è “preso parte” in veste di entusiasta (e un po’ “provato”, nello specifico … ormai gli anni cominciano a pesare sulla freschezza fisica …) spettatore?
E, in aggiunta, quanto è inorgogliente vedere l’amato/odiato Stivale immortalato sulla copertina dell’opera di uno dei propri eroi musicali?
Ebbene, “Made in Milan” degli L.A. Guns, catturato durante la rovente prestazione dei californiani al Frontiers Rock Festival IV (la nuova edizione si avvicina, guys … non sentite già salire l’ansia?), per quanto riguarda il sottoscritto, unisce entrambe le suddette forme di attrattiva, ma rappresenta allo stesso tempo una maniera efficace con la quale gli eventuali “assenti ingiustificati” potranno fare ammenda nei confronti del dio del Rock n’ Roll e gustarsi un concentrato di cruda, istintiva, catartica e irriverente aggressione street metal.
Con il ritorno del degenerato e simbiotico sodalizio Philip Lewis / Tracii Guns il gruppo dimostra (e da lì a poco lo ribadirà con l’adrenalinico “The missing peace”) di essere tornato alla grande e di essere nuovamente pronto a scorticare i sensi di tutti i suoi estimatori, sicuramente soddisfatti di come sono state riprodotte nell’occasione perle di trascinante e corrosiva attitudine “stradaiola” del calibro di “No mercy”, “Electric gypsy”, “Bitch is back”, “Malaria” e “Rip and tear”, per non parlare dei dinamitardi anthemsSex action” (con tanto di richiamo a “Paint it black”, a rimarcare il legame un’altra coppia di musicisti “gemelli”) e “One more reason”, saldamente impressi nella “storia” del genere.
Con un’unica pausa concessa dall’intermezzo strumentale “Jelly jam” e dalla melodia vagabonda di “The ballad of Jayne” (cantata a gran voce dal pubblico) si consuma un gran bel disco “dal vivo”, perfetto per rinnovare emozioni già vissute e per viverne di nuove, plaudendo ancora una volta all’ennesima “resurrezione” di un’autentica Gloria dello sleaze-rock.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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