Copertina 8

Info

Anno di uscita:2017
Durata:38 min.
Etichetta:Minotauro Records

Tracklist

  1. KRYZU SWIETY
  2. MOTHER SERPENT
  3. LIVING WATER
  4. FEED THE BRAIN
  5. MALADY
  6. BREAK THE BREAD
  7. STONE INTO FLESH
  8. COLD
  9. PRECIOUS BONES

Line up

  • Oliwia Sobieszek: vocals
  • Paul Kenney: guitar
  • Paul Harrington: guitar
  • Darren Donovan: bass
  • Rychard Stanton: drums

Voto medio utenti

Forti della tutela artistica garantita dalla nobile storia della loro città d’origine (Birmingham) e di un discreto curriculum underground (Mistress, Fukpig, Sally, Burden of the Noose), i Kroh si riaffacciano nel saturo mercato discografico contemporaneo con una line-up rinnovata e un disco, questo “Altars”, che non esito a definire un piccolo gioiellino di musica decadente, morbosa e immaginifica, dagli imponenti effetti emozionali.
Il clima di sacrale paganesimo, strutturato su cupe e gravi visioni doom metal e capace al contempo di estendere le sue velleità espressive fino a comprendere avvincenti pulsioni dark/wave (se non addirittura a lambire i confini del trip-hop, come avviene in “Cold”, un “esperimento” assai riuscito, meritevole di ulteriori evoluzioni …), esalta la vocalità magnetica di Oliwia Sobieszek, davvero abile nel catalizzare i sensi e competere senza eccessivi imbarazzi con le sue colleghe più celebrate nel medesimo ambito stilistico.
Così, se apprezzate The Oath, Avatarium (i primi, in particolare) e Bathsheba il mio suggerimento è di non trascurare questi “nuovi” epigoni dei capiscuola dell’oscurità settantiana, sottolineando quanto la loro prova sia intensa e temperamentale, incurante dei trend e molto attenta a non trasformare la devozione in una sterile forma di trascrizione.
Tra sinistre e leggiadre malie soniche (“Kryzu swiety”), macigni di dramma e inquietudine (“Mother serpent”, “Break the bread”, “Stone into flesh”, “Precious bones”), aperture solenni e arcane (“Living water”) e perniciosi grumi di perversione (l’oscurità pulsante e marziale di “Feed the brain” e la strisciante “Malady”), il programma avvolge l’astante in un cerchio “magico” e conturbante da cui è praticamente impossibile sfuggire.
Alimentati da un’innata ispirazione e da stille di creatività in un settore ben poco “dinamico”, i Kroh rispondono pienamente alle esigenze dei cultori delle atmosfere crepuscolari e cavernose … in una parola, “impressionanti”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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