Tangent, The - The Slow Rust Of Forgotten Machinery

Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2017
Durata:75 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. TWO ROPE SWINGS
  2. DR. LIVINGSTONE (I PRESUME)
  3. SLOW RUST
  4. THE SAD STORY OF LEAD AND ASTATINE
  5. A FEW STEPS DOWN THE WRONG ROAD

Line up

  • Andy Tillison: keyboards, vocals, drums
  • Jonas Reingold: bass
  • Luke Machin: guitars, vocals
  • Theo Travis: saxes, flutes
  • Marie-Eve de Gaultier: keyboards, vocals

Voto medio utenti

Non nascondo di aver sempre trovato i The Tangent un po' noiosetti. Fanno parte di quel - fortunatamente limitato - numero di band su cui InsideOut Music punta per non scontentare i fan di un certo tipo di prog formalmente ineccepibile ma alle mie orecchie troppo radicato nei cliché di quarant'anni fa.

È però altrettanto vero che se certe cose a uno come il giovane Rikard Sjöblom non riesco a perdonarle, con Andy Tillison (classe 1959), che negli Anni Settanta - almeno in parte - ci ha vissuto veramente, il discorso prende una piega indiscutibilmente diversa.

La ricetta di "The Slow Rust Of Forgotten Machinery" è di fatto sempre la stessa: poche canzoni ma lunghissime, musica in abbondanza a discapito delle parti cantate, una certa predilezione per i solismi e per i ritmi poco sostenuti. "Two Rope Swings" è un preludio morbido e bucolico che cresce poco alla volta, muovendosi tra tastiere, flauti e chitarre acustiche di matrice vintage. "Dr. Livingstone" è un epicissimo brano interamente strumentale - impressionante la performance di Tillison alla batteria, per la prima volta registrata direttamente da lui su un album della band - tra Yes e Genesis, con una componente jazz particolarmente pronunciata e interessanti, ma poco credibili, deviazioni heavy. L'estenuante "Slow Rust" ricorda Flower Kings e Transatlantic, e aggiunge al polpettone timbriche Sixties, voci eteree (a opera della nuova arrivata dai Maschine Marie-Eve de Gaultier), timidissime sonorità elettroniche (lo zampino qui è del DJ Matt Farrow) e vaghi riferimenti al latin rock di Santana. "The Sad Story..." spicca per il contrabbasso di Reingold e per le atmosfere da jazz club, prima della conclusiva "A Few Steps Down The Wrong Road", episodio dai connotati narrativi - e dai chiari riferimenti politici - che può rievocare una "In Held 'Twas In I" dei Procol Harum più movimentata.

Sapete tutto quello che c'è da sapere per decidere se acquistare o meno, ora a voi la palla...

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.