Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:40 min.
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. GO DOWN FIGHTING
  2. TEQUILA SUICIDE
  3. ROAD TO HELL
  4. DRAGONS
  5. BATTLE HILL
  6. SINNER BLUES
  7. WHY
  8. GYPSY REBELS
  9. LOUD & CLEAR
  10. DYING ON A BROKEN HEART

Line up

  • Mat Sinner: vocals, bass
  • Tom Naumann: guitars
  • Alex Scholpp: guitars
  • Francesco Jovino: drums

Voto medio utenti

Un Peccato.
E' un vero peccato, infatti, che gli impegni di Mat Sinner con Primal Fear, Voodoo Circle, Rock meets Classic e svariate collaborazioni abbiano finito con il penalizzare il percorso musicale dei Sinner, attivi sin dal 1980, ma il cui ultimo lavoro in studio (non tenendo conto di "Touch Of Sin 2", praticamente la riregistrazione dell'omonimo album uscito nel 1985 pur con l'aggiunta un paio di cover e di qualche inedito), "One Bullet Left" risale ormai al 2011.
Ma la mancanza di continuità discografica non sarebbe nemmeno il problema principale dei Sinner che negli anni, pur rimanendo sempre ben ancorati all'immaginario Hard & Heavy, hanno spesso pagato debito alle influenze del momento. Questo non accade invece con "Tequila Suicide", uno degli album più energici, concreti e convincenti tra tutti quelli che riportano il logo Sinner in bella vista sulla copertina.

Ad accompagnare Mat, oggi troviamo vecchi e nuovi compagni: da quello di lungo corso come Tom Naumann (chitarrista che abbiamo visto al fianco di Mat tanto nei Sinner quanto nei Primal Fear), all'altro chitarrista Alex Scholpp ( al suo terzo album nei Sinner) sino a Francesco Jovino, da poco nuovo drummer sia dei Sinner sia nei Primal Fear). Ma al di là della presenza di questi musicisti, tenendo conto anche dell'ospitata di Magnus Karlsson, non c'è poi molto dei Primal Fear su "Tequila Suicide" (tutt'al più il tiro di "Loud & Clear"), un album che trasuda di Hard Rock sanguigno e cerca ispirazione nel passato (soprattutto dalla parte dei Thin Lizzy) affrontandolo però con suoni e un approccio al passo con il tempo, e un ottimo esempio non può che essere rappresentato da "Battle Hill", brano che avrebbe potuto tranquillamente aver scritto Gary Moore.
Nel corso del disco si incrociano altri special guest, come Gus G, Ricky Warwick e Pete Lincoln e il produttore Dennis Ward, ma la vera star del disco si conferma l'Hard Rock, viscerale nelle varie sfumature che i Sinner gli donano nel corso di "Tequila Suicide", dal Blues di "Sinner Blues" alle pulsazioni catchy di "Road to Hell" o "Gypsy Rebel" e quelle melodiche della conclusiva ballad "Dying on a Broken Heart".





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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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