Copertina 7

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2017
Durata:54 min.
Etichetta:Inner Wound Recordings

Tracklist

  1. COLUMNS OF ILLUSION
  2. THE PATH TO THE ENDLESS FALL
  3. MAYA
  4. TIME AFTER TIME
  5. LAST BREATH
  6. I'M ALIVE
  7. YOU'LL KNOW MY NAME
  8. IF I FORGIVE MYSELF
  9. BEYOND THE HUMAN MIND

Line up

  • Daísa Munhoz: vocals
  • Marco Lambert: guitar
  • Rodolfo Pagotto: guitar
  • Giovanni Perlati: bass
  • Otávio Nuñez: drums

Voto medio utenti

Prendete i connazionali Angra (era Falaschi sopratutto), i Symphony X (la "cafonaggine" di Romeo in particolare) e "un poco di zucchero" di scuola Ten e avrete una panoramica abbastanza completa della proposta musicale dei brasiliani Vandroya.

Guidati dalla più che discreta Daísa Munhoz, i nostri danno solo oggi un seguito all'apprezzato "One" (datato ormai 2013) con un semi-concept che ruota intorno alla ricerca della pace interiore che ognuno di noi va inseguendo ogni giorno.

Dopo l'immancabile introduzione strumentale dal piglio sinfonico ("Columns Of Illusion"), la formazione carioca parte subito in quarta con "The Path To The Endless Fall", brano che deve molto a dischi come "Rebirth" e "Temple Of Shadows", con la rossa vocalist sugli scudi. Il rifframa di "Maya" non può non ricordare la band di Russell Allen, prima della riuscita divagazione hard rock di "Time After Time", con l'hammond in evidenza. "Last Breath" è la prima ballad del lotto e si muove a cavallo tra "Bleeding Heart" e un hit a scelta di Gary Hughes. L'incipit di "I'm Alive" (titolo originalissimo, ma pure gli altri non scherzano) sembra preso da un brano dei Whitesnake, ma è solo una questione di tempo prima di tornare nella "comfort zone" degli artisti di cui sopra. "You'll Know My Name" tributa la scuola power teutonica e ci aggiunge un break marcatamente prog, in totale contrasto con la successiva (e altalenante) "If I Forgive Myself", seconda "suicide ballad" stavolta lasciata al pianoforte. La lunga (ma scorrevole) titletrack che chiude l'opera è un brano più propriamente progressivo (un po' "The Accolade", un po' "As I Am") dove le timbriche e "le intenzioni" dei soli richiamano in modo abbastanza inequivocabile (colpo di scena) il "teatro del sogno".

Per quanto riguarda la produzione si poteva sicuramente fare di meglio, ma sulle composizioni il giudizio è indiscutibilmente positivo. Forza e coraggio Vandroya (soprattutto il secondo)...

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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