Copertina 6

Info

Anno di uscita:2017
Durata:62 min.
Etichetta:Dark Force Records

Tracklist

  1. JUDGEMENT DAY
  2. MIDNIGHT FLYER
  3. MEMORIES NEVER DIE
  4. LITTLE SINNER
  5. RED LIGHT EYES
  6. PASSION DREAMS
  7. STAR
  8. CROWN OF THORNS
  9. KING OF KINGS
  10. DRAKKAR
  11. SACRIFICE
  12. STARLIGHT
  13. WAR

Line up

  • Sammy Berrell: guitars, bass, keyboards, vocals
  • Michael Vescera: vocals
  • Göran Edman: vocals
  • Daniel Flores: drums, keyboards

Voto medio utenti

La vicenda di Sammy Berell (così come la sua musica) ha molti elementi in comune con quella di Yngwie Malmsteen: stessa nazionalità, stessa passione per la classica, stessa Fender Stratocaster color panna, stesse pose, stessa chioma fluente, stessi cantanti di riferimento (nel caso specifico Göran Edman e Michael Vescera. Cosa manca allora al giovane (?) epigono per colpire veramente nel segno? "Un po' di coraggio e di personalità in più" potrebbe essere una buona risposta...

"Passion Dreams" suona come un buon disco di Malmsteen degli Anni Ottanta/Novanta, ma esce con qualche anno di ritardo di troppo. "Judgement Day" attacca bene, alla maniera dei Priest, e trasuda epicità da tutti i pori ricordando l'approccio dei Dio o dei Royal Hunt, così come la successiva "Midnight Flyer", brano dal piglio vanhaleniano con un Edman in grande spolvero come sempre. La romantica "Memories Never Die" suona un po' stucchevole, e contrasta con "Little Sinner", tipico hard rock da ascoltare a tutto volume in autostrada sulla propria decappottabile (se non avete la decappottabile, anche la Panda va benissimo). "Red Light Eyes" ha un buon groove dal sapore hair/glam, e prelude alla titletrack, brano di matrice AOR con i sintetizzatori in evidenza "sporcato" solo dal chitarrismo spesso eccessivo di Berell, che si segnala anche nella successiva "Star". "Crown Of Thorns" è un altro lento così così, salvato solo dalla presenza del già citato Edman, prima di "King Of Kings", vero e proprio tributo al blasonato guitar hero svedese. L'incedere marziale di "Drakkar" e il terzinato roccioso di "Sacrifice" non aggiungono nulla a quanto finora sentito, mentre "Starlight" ha il difetto di ricordare un po' troppo "You Don't Remember, I'll Never Forget". La chiusura è lasciata alla strumentale "War", episodio in qui Berell da' sfogo a tutto il suo ego, sulla falsariga dei lavori solisti di Tolkki e dei suoi Stratovarius di metà Anni Novanta.

Se dovessi dare il voto a Malmsteen, probabilmente starei un po' più alto, ma dovendolo dare a Berell non me la sento di concedere di più...
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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