Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2016
Durata:64 min.

Tracklist

  1. STAINLESS
  2. ABSENTLY
  3. CHAOTIC HOSTILITIES
  4. LETHAL SYNDROME
  5. DEMONS INSIDE
  6. QUIET BEFORE THE STORM
  7. EVERYTHING ENDS
  8. DEATHLY ROUTE
  9. WEAVERS OF FATE
  10. UNTIL DAYBREAK
  11. UNFORGOTTEN
  12. KILLING TEMPTATION
  13. THE LAST TORTURE
  14. WHAT WE WERE

Line up

  • Andrea Bertazzo vocals
  • Alberto Zanin: bass
  • Andrea Zucchetto: guitars
  • Patrick Stradiotto: drums

Voto medio utenti

I Frozen Hell hanno dato voce alla propria passione musicale prima con "Rise!" (un MiniCD uscito nel 2013) e ora grazie a "Path to Redemption", primo lavoro sulla lunga distanza per questa formazione veneta che guarda con occhio interessato al vecchio Swedish Melodic Death Metal, quello che aveva trovato i suoi maggiori esponenti nei gruppi appartenenti alla gloriosa scena di Göteborg, beh… prima che alcuni tra questi andassero letteralmente alla deriva.
Non mi pare proprio il caso dei Frozen Hell, che non sembrano affatto imbolsiti e non si lasciano traviare da tentazioni Pop e Alternative, e, infatti, su "Path to Redemption" troviamo ben quattordici brani che guardano alla lezione dei primi In Flames o At the Gates ma anche Ceremonial Oath ed Eucharist, dove al più troviamo sprazzi di alcune sfumature che possono tendere al Black e un guitarwork che spesso e volentieri si rifà al Metal più classico. E per l'occasione non hanno certo lesinato gli sforzi, affidando il mastering a Jens Bogren (che ha lavorato, tra i tanti, con Soilwork, Katatonia, Kreator e Amon Amarth) e un artwork ben realizzato, che si riallaccia a quello del già citato "Rise!", garantendo anche un confortevole senso di continuità tra le proprie realizzazioni. Non sono confortanti invece le mazzate sonore che iniziano a volare già a partire dalla feroce "Stainless" e che non perdono mai di intensità sino alle ultime battute della conclusiva e autocelebrativa "What We Were". Il cantante Andrea Bertazzo è aggressivo il giusto e con un approccio vagamente stentoreo che gli dona un tocco di personalità, come si può cogliere, ad esempio, su "Killing Temptation", uno dei pezzi migliori del lotto, dove è anche da sottolineare la prova del chitarrista Andrea Zucchetto, e quella del duo ritmico (Alberto Zanin al basso e il batterista Patrick Stradiotto) che pulsa con estremo vigore. Ma molte altre canzoni meritano una nota di merito, come la tribale "Demons Inside", "Everything Ends" con le sue brusche accelerazioni o gli squarci strumentali di "Weavers of Fate", ma anche la conclusiva "What We Were", un medley di brani del precedente MCD, con un lavoro ritmico imponente con apprezzabili ceselli di basso e che nei suoi sette minuti abbondanti di durata lascia intravedere tutte le qualità dei Frozen Hell.

"Path to Redemption" è la dimostrazione come sia possibile guardare al passato senza per questo apparire nostalgici e patetici.



I was born to review
Hear me while I write... none shall hear a lie
Report and interview are taken by the will
By divine right hail and write
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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