Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2016
Durata:71 min.
Etichetta:Bakerteam Records

Tracklist

  1. INTRO
  2. PHARAOH’S PHOENIX
  3. WHY
  4. THE JUGGLER
  5. CIRCUS OF THE ECLIPSE
  6. FALLING SKYWARD
  7. LIVING IN UTOPIA
  8. THE FISHERMAN
  9. ONIRIC ISLE
  10. VOYAGER’S MIRROR
  11. I SEE
  12. SOUL ESSENCE
  13. FELICITY

Line up

  • Gabriel Gianelli: guitars
  • Garrett Holbrook: vocals
  • Anthony JR Morra: drums
  • Fabrizio Grossi: bass

Voto medio utenti

"Visionary" di Gabriel (o "Gabriel" dei Visionary, il press kit da questo punto di vista è un po' ambiguo) è, a detta dello stesso Gabriel Gianelli, "l’inizio di un percorso musicale, personale, filosofico e spirituale volto ad esplorare, capire e solo successivamente mettere in musica le esperienze più profonde del proprio autore".

Preso atto di quanto affermato dal giovanissimo chitarrista, ero pronto ad ascoltare la solita oretta di musica prog più o meno derivativa che, inaspettatamente, si è invece rivelata molto più "sperimentale" e originale di quanto pensassi.

La proposta di Gabriel è davvero sfaccettata e zeppa di idee (pure troppo a mio avviso) e parte dall'art rock più virtuosistico (ho sentito tanto Steve Howe nelle note del chitarrista) per arrivare all'hard rock più canonico (Led Zeppelin in primis, considerando le influenze blues), il tutto filtrato attraverso sonorità etniche (il flauto e il sitar da questo punto di vista creano l'ambientazione giusta), crossover alla The Mars Volta e primissimi Pain Of Salvation (soprattutto in certi passaggi vocali) e una punta di King Crimson (che non gusta mai) nei momenti più "deliranti".

Chiaro che con tutta questa carne al fuoco non è così difficile perdere la bussola, ma molte cose funzionano: penso a "The Juggler" (dove troviamo quasi tutti gli elementi sopraccitati), a "Falling Skyward" (dove si aggiunge Hendrix al mix di influenze) o a "The Fisherman" (con il sax dal sapore free che mi ha ricordato "The Valentyne Suite" dei Colosseum). In altri brani però i cambi di mood sono davvero troppo "disorientanti" (è il caso di "Living In Utopia", dello strumentale "Oniric Isle" o di "Soul Essence", potenzialmente una traccia interessante). Di metal neanche l'ombra (giusto qualche accenno nella conclusiva "Felicity"), ma questo, per quanto mi riguarda, non è mai stato un problema, ho solo preferito segnalarlo anticipatamente.

Credo che ci siano ampi margini di miglioramento per poter rendere più fruibile una musica così articolata ma voglio comunque premiare questo giovante talento per l'impegno profuso nel voler proporre qualcosa di nuovo e moderno che non ha paura di guardare anche al passato. Avanti così.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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