Mater Machina - Compendium Machinery Vibrates

Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:40 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. LEAD ME
  2. WHOLE WORLD HUSH
  3. PHENOMENON EX NOUMENON
  4. SMACKDOWN
  5. SEA OF SKIN - GUINEA PIG
  6. I'M THE GUINEA PIG
  7. REVIVED
  8. ANGER\ANGEL
  9. MATER
  10. HIGH-RESOLUTION PAIN

Line up

  • Valynor: vocals
  • Simone: guitars
  • Lorenzo: bass
  • Erik: drums

Voto medio utenti

Disco di debutto per i Mater Machina e subito grandissima sorpresa da questi ragazzi di Alessandria. “Compendium Machinery Vibrates” mi ha fatto rivivere, anche se fatte le debite proporzioni, le stesse emozioni di quando ho ascoltato per la prima volta dischi come “Body Fusion Limit” dei Flash Terrorist o “Chaosphere” dei Meshuggah. Il sound è grosso modo quello, cyber thrash metal, groovy death metal, sferzate hardcore, attitudine industriale.
Quello che stupisce di questa band è la bravura nel creare strutture complesse ma non complicate, cervellotiche ma fruibili, pesanti eppure mai monolitiche. L’iniziale “Lead Me” è una mattonata in faccia, col classico riffing matematico, le ritmiche spezzate, contorte, che si avvitano su se stesse, implodendo. Ottima la voce del singer anche se troppo simile a quella di Jens Kidman, ma ciò non è niente affatto un male, anzi.
Il sound della successiva “Whole World Hush” è alieno ed alienante, potentissimo nel suo incedere groovy e cadenzato, mentre “Phenomenon Ex Noumenon” è la matematica applicata al rumore, con notevoli inserti atmosferici di cori in sottofondo, decisamente inquietanti.
“Sea Of Skin – Guinea Pig” è semplicemente mastodontica, mentre “Revived” è una song obliqua, distante da quanto proposto dalla band nelle precedenti tracce, è post-rock spaziale che esplode nelle vetrioliche vocals del singer, con un lungo finale liquido e progressivo.
Il trittico finale è semplicemente da urlo. Si inizia con “Anger/Angel”, dove l’aggressività e la violenza sonora arrivano al parossismo, “Mater” è un monolite di acciaio pesante e denso, la conclusiva “High-Resolution Pain” mette il suggello al disco con un assalto che molto deve all’hardcore e che spazza via le nostre ultime resistenze.
Il valore di questo disco è assoluto, e, seppur con i difetti tipici di un debut album quali una certa derivatività della proposta, la band mette in mostra delle qualità notevoli in fase di esecuzione e strutturazione dei pezzi. Pensate che questa band è senza contratto e questo disco è autoprodotto. Sono sicuro che non ci metteranno molto a trovare un contratto, così come son sicuro che in futuro questa band saprà riservarci notevoli sorprese. Per il momento direi ottimo così.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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