Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:43 min.
Etichetta:Black Widow Records

Tracklist

  1. LEAVE IT ALL BEHIND
  2. SOUTH OF NO NORTH
  3. THROUGH THE ASH
  4. LANDSKAP THEME
  5. TOMORROW'S GHOST
  6. LAZY SUNDAE

Line up

  • Jake Harding: vocals
  • George Pan: guitar
  • Frederic Caure: bass
  • Kostas Panagiotou: organ, keyboards
  • Paul Westwood: drums

Voto medio utenti

Avete presente la serie MarvelWhat if …” in cui, sfruttando l’espediente della realtà alternativa, s’ipotizzavano, tra le varie circostanze narrative, improbabili incroci fra i protagonisti dei vari fumetti (tipo cosa sarebbe successo se Spider-Man fosse entrato nei Fantastici 4 …)?
Ebbene, traendo spunto da quell’immaginario, qualora si volesse vagheggiare di una situazione in cui Doors e Uriah Heep avessero deciso di fondersi in un’unica entità, il risultato non sarebbe troppo dissimile da quanto proposto dagli inglesi Landskap in questo loro “II”, patrocinato dalla valorosa label ligure Black Widow Records.
Detto così a qualcuno potrebbe sembrare una soluzione semplicistica o addirittura parodistica, ma v’invito a scandagliare con attenzione i quarantatré minuti dell’opera … sono certo che rileverete anche voi la densa carica trascendentale e la potente forza espressiva che scorre copiosa in questi solchi, una “roba” che francamente non è facile da simulare o da riprodurre anche quando i modelli sono dei campioni incontrastati della materia.
Ne scaturisce un albo molto coinvolgente, con la voce torbida e seducente di Jake Harding (tra Jim Morrison e Ian Astbury) a farvi da Cicerone in un universo iridescente e contemplativo, dove le tastiere barocche e liquide di Kostas Panagiotou avvolgono narcotiche e sinistre, le chitarre di George Pan fremono tra sogno e incubo e in cui il battito instancabile della sezione ritmica curata da Caure e da Westwood rappresenta il cuore pulsante di una creatura sonica sospesa fra dramma e lucida allucinazione.
Ascoltare la sussultante liturgia Sabbath-ianaLeave it all behind” (magari a occhi chiusi) equivale a trovarsi catapultati nella brumosa foresta raffigurata sulla copertina del disco, abbandonarsi alla litania sciamanica "South of no north” vi trasporterà dritti verso le "Porte della Percezione", mentre “Through the ash” solca pragmatici territori hard-rock senza perdere di focalizzazione.
Il viaggio prosegue con la cavalcata strumentale “Landskap theme”, ficcante ed essenziale e l’animo maggiormente jazz-prog del gruppo si svela nella successiva “Tomorrow's ghost”, un tema vellutato e avvolgente, sfruttato in maniera sublime dalla pastosa laringe di Harding.
Con la torpida e lisergica “Lazy sundae”, infine, la mente ritorna a espandersi verso i confini del cosmo e risvegliarsi sulla “terra”, al termine del brano, lascia una sensazione abbastanza sgradevole, per fortuna facilmente emendabile con una nuova pressione del tasto play.
Nella musica dei Landskap, è innegabile, c’è molta “storia”, e tuttavia l’intensità e la profondità con cui viene trattata riesce a farla arrivare intatta fino ai gangli sensoriali dell’ascoltatore, realizzando quella forma di soggiogamento emotivo che parecchio del vintage rock contemporaneo non è in grado di garantire.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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