Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2015
Durata:51 min.
Etichetta:WKN

Tracklist

  1. DRIVE ME FAR
  2. SEA OF LOVE
  3. FALLING OUT OF TIME
  4. COLD FREEDOM
  5. MIGHTY MIGHT
  6. RESUME!
  7. INNOCENT
  8. REACH THE STARS
  9. NOT QUITE EVIL
  10. IMMOLATE MY DREAMS

Line up

  • Albin Julius: all instruments
  • Marthynna: vocals

Voto medio utenti

Il progetto Der Blutharsch (poi evolutosi in Der Blutharsch And The Infinite Church Of The Leading Hand) nasce nel 1996 per volontà del mastermind austriaco Albin Julius. Coadiuvato negli anni da diversi musicisti, quello che doveva essere un ensemble acustico è diventato poco alla volta un collettivo dedito al krautrock più oltranzista e psichedelico, figlio diretto della scuola tedesca di metà Anni Settanta. Fedele agli stilemi di quegli anni magici anche la discografia di Albin & Co. è sterminata: peccato che le informazioni messe a disposizione dell'artista siano pressoché nulle (tant'è vero che solo recuperare i titoli delle canzoni che compongono questo full-length è stato arduo).

"Joyride" è un onesto e sincero tributo a certe sonorità d'altri tempi, ben congeniato e, coerentemente, poco laccato e tanto improvvisato (pure troppo, dato che l'intonazione della cantante Marthynna lascia spesso a desiderare). L'apertura è affidata a "Drive Me Far", dall'incipit inequivocabilmente kraut e dall'atmosfera spacey, con i suoi arrangiamenti minimi ma curati. Seguono la breve e diretta "Sea Of Love" (trainata dai synth) e l'ingegnosa "Falling Out Of Time", con il suo groove intrigante. "Cold Freedom" è un altro tuffo nel passato con le sue chitarre di ispirazione californiana così come "Mighty Might" ha un vago sapore disco-music. "Resume!" altro non è che una breve jam strumentale che prelude a "Innocent", forse il brano più debole del lotto a causa della sua monotonia. In coda vengono lasciati i momenti più marcatamente rock come "Reach The Stars" (una bella sorpresa), "Not Quite Evil" (che parte atmosferica ed evolve heavy con tanto di assoli e finale parlato in italiano) e l'epica e doomeggiante "Immolate My Dreams".

Il krautrock, diciamocelo, non è proprio per tutti: se non apprezzate i brani fatti di due, massimo quattro accordi e le atmosfere lisergiche e vagamente hippie state pure alla larga da questo disco. Gli inguaribili nostalgici, invece, si avvicinino pure senza paura a queste dieci tracce.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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