L’Elektrohasch si è specializzata nel produrre gruppi di uno specifico tipo, con parecchi punti di contatto con i Colour Haze, la formazione guidata da Stefan Koglek che è anche il proprietario della piccola label tedesca.
Avevamo già notato queste somiglianze nelle uscite di Ugh!, Gas Giant, Hypnos69, per non parlare dell’ultimo Los Natas, ora le ritroviamo ribadite nell’album dei Berlinesi Rotor, già autori qualche anno fa di un debutto per Monster Zero.
I Rotor sono una classica jam-band prevalentemente strumentale, i loro brani sono lunghe immersioni in atmosfere oniriche e vellutate con struttura free-form, temi dilatati che spaziano tra stoner, rock, psichedelia, sovente con un tocco jazzy ad insaporire il tutto. I nomi di riferimento oltre a quelli già citati possono essere Karma to Burn, Stinking Lizaveta, Monkey 3 ed ovviamente gli onnipresenti Kyuss.
Due sole canzoni con la presenza della voce, il resto è libera improvvisazione con larghe porzioni liquide e lisergiche intervallate da passaggi più robusti e decisamente heavy, non manca un discreto senso del dinamismo e dei cambi di ritmo che limita le dispersioni eccessive pur se parliamo sempre di musica che tende a valicare i normali confini.
Sicuramente buone e fluide le composizioni come “Auf der laucr”,”Supernovo”, la Kyussiana “Erdlicht”,”Hellway”, che sono all’altezza di offrire un bel ventaglio di vibrazioni psych, sia energetiche che rilassanti, anche dopo ripetuti ascolti.
Dunque un buon disco per gli appassionati del genere, pur se va detto che anche questa formula comincia ad essere abbastanza sfruttata, perdendo quindi parte del proprio fascino. Comunque se avete gradito le precedenti uscite dell’etichetta tedesca, anche i Rotor non vi deluderanno.