Marilyn Manson - Portrait Of An American Family

Copertina 8,5

Info

Past
Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:1994
Durata:61 min.
Etichetta:Nothing/Interscope

Tracklist

  1. PRELUDE (THE FAMILY TRIP)
  2. CAKE AND SODOMY
  3. LUNCHBOX
  4. ORGAN GRINDER
  5. CYCLOPS
  6. DOPE HAT
  7. GET YOUR GUNN
  8. WRAPPED IN PLASTIC
  9. DOGMA
  10. SWEET TOOTH
  11. SNAKE EYES AND SISSIES
  12. MY MONKEY
  13. MISERY MACHINE

Line up

  • Marilyn Manson: vocals
  • Daisy Berkowitz: guitars
  • Twiggy Ramirez: guitars
  • Gidget Gein: bass
  • Madonna Wayne Gacy: keyboards
  • Sara Lee Lucas : drums

Voto medio utenti

Portrait Of An American Family” è il primo disco dei Marilyn Manson e già dal titolo lascia trasparire uno dei leit motiv della band, ovvero la feroce critica sociale e di costume alla società americana, alla sua ipocrisia e moralismo, che sta poi alla base del concept proprio di Marilyn Manson, ovvero unire il nome di una starlet hollywoodiana e il cognome di un serial killer, due facce della stessa medaglia, della stessa società.
Il disco è co-prodotto da Trent Reznor, che sin da subito scommette sulla band, ma senza essere troppo invasivo. Paradossalmente questo è il disco più ‘ordinario’ della band, con meno sovraincisioni o effetti speciali, molto ‘suonato’, un disco nel quale lo schema voce/chitarra/basso/batteria è ancora l’ossatura portante del sound.
E in effetti il ritratto di una famiglia americana contiene alcuni dei classici della band, ancora suonati oggi e amati dai fan. Si parte dalla clamorosa “Cake & Sodomy”, passando per “Lunchbox”, “Dope Hat” e “Get Your Gunn”.
La band dissemina lungo tutta la durata del disco tracce e indizi del proprio background culturale, a partire da “My Monkey” che riprende una vecchia canzone di sua satanicità Charlie Manson, oppure “Wrapped In Plastic” ispirata a Twin Peaks di David Lynch e a quella famosa Laura Palmer ritrovata morta avvolta nella plastica. Il disco è, altresì, pieno di campionamenti di spezzoni di film che valgono a rafforzare quanto detto.
Un disco d’esordio decisamente azzeccato, che vendette circa 2 milioni di copie, imponendo subito all’attenzione mondiale Brian Warner e la sua accolita di disperati.

Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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