Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2015
Durata:52 min.
Etichetta:Angel Thorne

Tracklist

  1. DEATH KILLS
  2. TAKEN
  3. NECRODANCER
  4. RAVENSONG
  5. SO COLD
  6. LIVE AND BURN
  7. CULTURE OF SIN
  8. HEAVEN-SENT, HELL-BENT
  9. WHEN ALL IS SAID AND DONE
  10. BRIGHTER THAN THE SUN

Line up

  • Rob Thorne: vocals, guitars
  • Bill Smith: guitars
  • Brendan Kelleher: bass
  • Kenny Evans: drums

Voto medio utenti

Dopo aver rispolverato in occasione del recente "Fallen" (2013), la storica formazione che aveva suonato sull'esordio "A Crystal Vision" (uscito nel lontano 1987), i Sacred Oath fanno un passo indietro e si ripongono con lo stesso quartetto che aveva preso parte a "World On Fire" (2010), sempre e comunque sotto la guida degli inossidabili Rob Thorne e Kenny Evans, andando così a realizzare il loro settimo album: "Ravensong".

L'opener "Death Kills" è un brano solido e spigoloso, salvo nel refrain dove Rob Thorne ammorbidisce per un momento i toni e per gli influssi maideniani che trapelano nel guitarwork. Ma sono diversi i brani d'assalto su questo album, a partire dalla seguente "Taken" dove un po' a sorpresa le vocals vengono distorte e effettate. Notevoli il crescendo e il piglio messi in campo da "Necrodancer", con le chitarre che si impossessano della parte iniziale di un brano che poi indossa vesti cupe e teatrali, sotto la guida di un istrionico Thorne che regge il colpo anche sulla successiva titletrack, dove i Sacred Oath danno sfoggio a un'inedita duttilità, che li vede accostare momenti thrashy ad altri più moderni e fortemente incentrati sul groove. Senza fasi comunque mancare nulla di tutto ciò, "So Cold" si snoda in maniera più lineare, mentre meno riuscite appaiono "Live and Burn" e "Culture Of Sin" che vorrebbero essere drammatiche ma mancano del giusto pathos. Sicuramente meglio dosate sia la vivace "Heaven-sent, Hell-bent" sia la triste ballad "When All is Said and Done", che precedono l'energica "Brighter than the Sun", che con un bel tiro e alcune interessanti intuizioni ci congeda, infine, da questo album.

E' evidente come i Sacred Oath, pensando anche all'artwork essenziale ma efficace realizzato da Kenny Evans, abbiano puntato a scrollarsi di dosso il peso di eterna promessa dello US Power Metal, testando soluzioni nuove, che in più di un momento mi hanno fatto pensare ai più recenti Flotsam and Jetsam e Armored Saint, peraltro pure con discreti risultati.




You want it all, but you can't read it
It's in your face, but you can't read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the review
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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