Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2005
Durata:65 min.
Etichetta:Mayan/Sanctuary
Distribuzione:Edel

Tracklist

  1. STONEBREAKER
  2. PARANOID OPIOID
  3. IT IS THAT WAY
  4. DIRTY HANDS EMPTY POCKETS/ALREADY GONE
  5. RISE RIVER RISE
  6. NEVER TURNS TO MORE
  7. INFINTE WARS
  8. SO MUCH LEFT BEHIND
  9. BACKSLIDER
  10. WORLD ON FIRE
  11. CROWN OF THORNS
  12. IN THE ARMS OF GOD

Line up

  • Pepper Keenan: vocals, guitars
  • Woody Weatherman: guitars
  • Mike Dean: bass
  • Stanton Moore: drums

Voto medio utenti

Questa prima parte del 2005 segna il ritorno di due importanti formazioni assenti entrambe da lungo tempo dalle scene e i cui destini si sono spesso incrociati nel corso di tale inattività per quel che riguarda i personali progetti dei rispettivi leader. La comune esperienza con i Down ha in un modo o nell'altro distratto Kirk Windstein e Pepper Keenan dalle proprie principali attività con Crowbar e Corrosion Of Conformity rispettivamente, per riconsegnarceli entrambi a distanza di poche settimane con due album a lungo attesi dai fan di entrambe le formazioni. Dopo aver elogiato il lavoro fatto dai Crowbar, tocca ora ai COC passare l'esame del proprio stato di salute attuale per vedere cosa abbiano portato musicalmente i 5 anni che hanno separato la band dal precedente "America's Volume Dealer". Le indiscrezioni e i comunicati della band stessa circolate nei mesi precedenti all'uscita di "In The Arms Of God" parlavano tutte di un certo appesantimento delle sonorità e della atmosfere, lo spesso pubblicizzato ritorno al sound del passato, alle proprie origini e definizioni simili, per la gioia dei nostalgici e la preoccupazione degli scettici. L'impressione certa è stata fin da subito che il nuovo album dei COC non sarebbe stata la continuazione del proprio (a suo tempo in parte criticato) predecessore e che avrebbe riportato la band indietro di qualche anno ancora, non certo fino al periodo thrash/core, ma qualcosa di più vicino a "Deliverance" o "Wiseblood" era qualcosa che i fan della band in parte si sarebbero aspettati. "In The Arms Of God" segna di certo un cambiamento nel sound dei COC ma nulla che possa avvicinarsi in maniera così lampante con quanto fin qui fatto dalla band nell'era Keenan. Una cosa è subito evidente: il sound dei COC resta per molti aspetti perfettamente riconoscibile, a partire ovviamente dalla voce di Pepper, passando per il groove southern/doomy sprigionato dai riff e dalle atmosfere create dall'intera formazione, la quale segna l'arrivo del nuovo batterista Stanton Moore, proveniente dai jazz/funk Galactic. Un appesantimento sonoro effettivamente c'è stato, a partire dalla produzione piuttosto scarna ma incisiva, fino alle atmosfere più sabbathiane che mai, spesso oscure e lontane dai più prossimi precedenti della band. A un primo ascolto sembrerebbe che le condizioni per determinare un buon ritorno da parte dei COC ci siano tutte, ma sarà colpa della lunga attesa e della relativa smania di poter sentire qualcosa di nuovo o la poca attenzione per definizione propria dell'ascolto iniziale, sta di fatto che "In The Arms Of God" non riesce a fare il salto qualitativo da un disco gradevole a un grande disco. È col passare degli ascolti che la sostanza su cui si incentrano i 12 pezzi qui presenti si fa sempre meno corposa lasciando un generale senso di soddisfazione ma mai pienamente appagato. Complice l'eccessiva durata media delle composizioni, il più delle volte trascinate con scarsa ispirazione fino al proprio epilogo, i COC riescono solo parzialmente a colmare questi 5 anni di assenza, con un disco decisamente oltre la sufficienza, con buoni spunti e un sound generale gradevole, con non pochi richiami al passato, ma privo di quella brillantezza e di quell'impatto che ci sarebbe aspettati. Al contrario dei Crowbar citati in apertura, i Corrosion Of Conformity non riescono particolarmente a colpire nel segno, consegnando un disco apprezzabile ma a conti fatti al di sotto delle sue grandi aspettative.
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda

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