Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2015
Durata:33 min.
Etichetta:Indipendent

Tracklist

  1. THE PROMISE OF OBLIVION
  2. WITH TEARS OF CALLOUS LUST
  3. I'LL BUY THE ROPE
  4. THE CLOUDS WON'T SHADE THE PAIN
  5. OBLIVION
  6. SCHADENFREUDE
  7. PAIN'S GREY
  8. IN THE COLDNESS OF THE DARKEST NIGHT

Line up

  • Chris Gebauer: Vocals, Drums
  • Drew James Griffiths: Guitars

Voto medio utenti

Da sempre garanzia in ambito estremo (e non solo), l'Australia non si smentisce neanche in questa occasione dato che "The Promise Of Oblivion", esordio discografico auto prodotto dei Deadspace, depressive-black metal band di Perth, risulta essere un disco affascinante e, caratteristica a mio avviso distintiva, tutt'altro che scontato.
Se è vero che la musica di Chris Gebauer, la mente del progetto, è certamente debitrice di quella corrente di "nicchia" del black metal che nasce con i lavori di Burzum per essere poi codificata da gente come Shining, Silencer o Nyktalgia, per fare qualche nome, è altrettanto vero che un album come "The Promise Of Oblivion", una volta spogliato dalle urla del suo leader e dalle fredde note delle sei corde, rivela un'anima pacata, quasi riflessiva, ed un gusto tendente al gothic rock davvero sorprendente.
Certo, ed è doveroso sottolinearlo, i brani che andrete ad ascoltare sono un inno alla depressione ed alla disperazione, del resto basta leggerne i titoli, tuttavia, approfondendo l'ascolto, si scopre una atmosfera calda e quasi conciliante che sembra accompagnarci tenendoci per mano e conducendoci verso il nostro Io più nascosto.
I Deadspace interpretano, dunque, il depressive black metal non in chiave violenta, ma lasciano che siano i sentimenti e le melodie, spesso dolci, ad essere protagonisti, senza rinunciare a quell'alone "negativo" che, da copione, avvolge dischi come questo.
Se ad una proposta fortemente personale come questa aggiungete, anche, una buona produzione, un uso calibrato ed intelligente del pianoforte ed assolo di chitarra dall'ottimo gusto armonico, capirete di essere al cospetto di un disco di tutto rispetto, ottimo trampolino di lancio per un gruppo che, me lo auguro davvero, possa diventare un punto di riferimento per il dolore in musica.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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