Inquisition - Ominous Doctrines of the Perpetual Mystical Macrocosm (reissue)

Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2015
Durata:41 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. ASTRAL PATH TO SUPREME MAJESTIES
  2. COMMAND OF THE DARK CROWN
  3. DESOLATE FUNERAL CHANT
  4. COSMIC INVOCATION RITES
  5. CONJURATION
  6. UPON THE FIRE WINGED DEMON
  7. OMINOUS DOCTRINES OF THE PERPETUAL MYSTICAL MACROCOSM
  8. CREPUSCULAR BATTLE HYMN
  9. HYMN FOR A DEAD STAR
  10. ACROSS THE ABYSS ANCIENT HORNS BRAY

Line up

  • Dagon: Guitars, Vocals
  • Incubus: Drums

Voto medio utenti

Dopo essersi accasati con la prestigiosa Season of Mist, gli Inquisition, in accordo con la nuova etichetta, ristampano i loro vecchi lavori, donando loro una nuova veste grafica grazie alla splendida opera di del nostro Paolo Girardi.
"Ominous Doctrines of the Perpetual Mystical Macrocosm", originariamente uscito nel 2011 per Hells Headbangers Records, è il quinto lavoro del duo colombiano, da anni residente negli Stati Uniti, ed è, senza troppi giri di parole, uno dei migliori album di black metal mai usciti dal continente americano.
Sulfureo, misantropico, ipnotico, ritualistico (specialità della casa), questo lavoro segna uno dei vertici massimi di tutto un movimento e contribuisce a rendere il nome dei suoi autori immortale, almeno per chi davvero si ciba di determinate sonorità.

Ma cosa ha di speciale questo album?
Tante cose direi.

Prima di tutto una ispirazione fuori dal comune: la penna di Dagon ci regala brani semplicemente perfetti.
Perfetti nelle loro sinistre melodie, perfetti nei terrificanti rallentamenti, perfetti nei momenti di caos incontrollato, perfetti nel riffing intricato e contorto, perfetti nei demoniaci ritmi sostenuti da un Incubus in stato di grazia.
Poi.
Poi gli Inquisition danno prova di una devozione ed una dedizione alla fiamma nera che difficilmente riscontrerete in giro.
Le atmosfere di "Ominous Doctrines of the Perpetual Mystical Macrocosm" sono, infatti, letali, sono realmente disturbanti, sono in grado di dare vita ad un rituale nero all'interno del quale il ghigno malefico e cantilenante del leader, da sempre accostato a quello di Abbath degli Immortal, sibila tutto il suo odio e la sua malvagità senza sosta e senza rimorsi.
A sostenere un immaginario nero e satanico davvero asfissiante ci pensa, inoltre, una preparazione tecnica di tutto rispetto ed una rarà capicità di risultare devastanti senza perdere mai di vista il concetto di "canzone".
Gli Inquisition sono in grado di creare, infatti, brani dai quali prorompe, incontrollata, una squisita musicalità che si va a fondere, ed integrarsi, con gli spunti epici, rituali ed oscuri che costituiscono l'essenza del suono del duo ed il valore aggiunto di questo album.
Indipendentemente dalle velocità sostenute o dal mood del brano, il gruppo risulta essere sempre meticoloso in fase di arrangiamento, curando nel dettaglio ogni singola partitura ed ogni singolo suono di un album, dunque, ricchissimo di multiformi vie espressive e di una marcata personalità, patrimonio di ogni grande artista e per tanto anche degli Inquisition.

In conclusione, chi crede che il black metal sia solo europeo, e solo nordico, deve, per forza di cosa, confrontarsi con questo lavoro e con tutta la discografia di un gruppo che, forse per fortuna, è sempre stato nel più fiero e tenebroso underground continuando, ormai da decenni, a regalarci preziosi affreschi di oscurità e morte.

Inarrivabili.


Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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