The 69 Eyes - Paris Kills - Special Edition

Copertina 6

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2015
Durata:55 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. CRASHING HIGH
  2. DANCE D’AMOUR
  3. BETTY BLUE
  4. GREY
  5. RADICAL
  6. DON’T TURN YOUR BACK ON FEAR
  7. STIGMATA
  8. FOREVER MORE
  9. STILL WATERS RUN DEEP
  10. DAWN’S HIGHWAY
  11. YOU’RE LOST LITTLE GIRL
  12. CRASHING HIGH (REMIX)
  13. STIGMATA (GOTHIC REMIX)

Line up

  • Jyrki 69: vocals
  • Bazie: guitsra
  • Timo Timo: guitars
  • Archzie: bass
  • Jussi 69: drums

Voto medio utenti

Costruire a tavolino il proprio sound, bilanciandone le componenti come farebbe un alchimista coi suoi alambicchi, può essere considerato arte?
Probabilmente no.
Può quantomeno condurre alla creazioni di buona musica?
Direi proprio di sì.

Il percorso discografico dei The 69 Eyes è quanto di meno spontaneo ed istintivo possiate trovare nell’intero panorama rock: il passaggio dal graffiante sleaze degli esordi al morbidissimo dark gothic di Wasting the Dawn, potete scommetterci, nulla aveva a che spartire con concetti quali “insopprimibile urgenza artistica” o “rinnovata ispirazione creativa”.
Parlerei piuttosto di calcolo.

Calcolo che, tuttavia, si è rivelato quantomeno accurato, posto che i Nostri hanno ottenuto un considerevole riscontro commerciale grazie all’immagine da playboy decadenti e oscuri -e tamarri, oserei aggiungere-, riuscendo nel frattempo anche a realizzare dischi più che discreti come il già citato Wasting the Dawn e il successivo Blessed Be.
L’ideale trittico della svenevolezza vampiresca venne completato, nel 2002, da Paris Kills, che la Nuclear Blast decide oggi di ristampare in occasione del venticinquesimo compleanno della band di Helsinki (auguri!).

Non me ne vorrà la label teutonica, ma non ho mai considerato il sesto full lenght dei The 69 Eyes fra i più riusciti della loro nutrita discografia: suona un po’ come un more of the same, nulla aggiunge rispetto ai predecessori -che peraltro potevano contare su maggior incisività di melodie e arrangiamenti- e soprattutto si presenta in una veste davvero troppo soft e monocromatica.
I pezzi paiono spesso statici, ancorati sui tempi medi, e si percepisce in modo distinto la mancanza di guizzi vincenti alla Brandon Lee -giusto per citarne una- capaci di solleticare l’attenzione dell’ascoltatore.

Non aiutano la causa del coinvolgimento una sezione ritmica al minimo sindacale in termini di varietà e una produzione più leggera di un film di Adam Sandler, che conferisce risalto alle avvolgenti keyboards e al baritonale timbro di Jyrki ma ammansisce oltremodo le chitarre, miagolanti in sottofondo più che ruggenti.

Si badi, qualche zampata il finnico quintetto riesce comunque a piazzarla: penso all’opener Crashing High, sorta di matrimonio sonoro tra i The Cult e Billy Idol, a Grey, che ci fa dono di un’insperata distorsione, al felpatissimo singolo Dance d’Amour -titolo e lyrics, però, di raro imbarazzo- o ancora alla nostalgica Still Waters Run Deep, forse l’apice emotivo del platter.
A voler ben vedere, a parte un paio di episodi sottotono (Don’t Turn Your Back on Fear, Betty Blue) ogni singolo brano si lascia apprezzare, ma è la fruizione complessiva dell’opera a risultare pesante, a causa dei vizi sopra denunciati e di una certa ripetitività di fondo.

Paris Kills non è invecchiato benissimo, e non bastano le bonus track di questa nuova edizione (la trascurabile You’re Lost Little Girl e i remix di Crashing High e Stigmata) a risollevarne sorti e giudizio.
A mio avviso sufficiente, ma nulla più.


Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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