Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:59 min.
Etichetta:Temple of Torturous Records

Tracklist

  1. OUTWARD THE SKY
  2. CRIES OF DYING STARS
  3. ALONE
  4. DRIFT IN DEEP SPACE
  5. BREATH OF UNIVERSE
  6. THE EARTH

Line up

  • Vacuum: guitars
  • Quasar: guitars, addictive vocals
  • Entropy: vocals
  • Lightspeed: bass
  • Void: drums

Voto medio utenti

Le categorizzazioni, si sa, lasciano il tempo che trovano.
Se limitiamo il campo d’indagine al nostro genere favorito, ci accorgiamo presto di quanto risibili siano i tentativi d’incastrare a forza ogni possibile ipotesi di sound in miriadi di generi e sotto-generi dalle definizioni spesso aleatorie.

Basti soffermarsi sui numerosi nomignoli che introducono un orizzonte temporale: il nu metal, ad esempio, già era immondo negli anni ‘90, e oggi quel “nuovo” non fa che aumentare la tristezza di una corrente ormai ingiallita e piena di polvere.
Ancora: che spinta al progresso può esservi nel riproporre sonorità con cui i Gentle Giant si dilettavano oltre quarant’anni fa? È lecito, nel 2015, sostenere di guardare avanti attingendo a piene mani da album come Aspera Hiems Symfonia (1996), Neonism (1999) o Into the Pandemonium (1987)?

Parimenti, non rinverrete granché di post(eriore) nella musica dei Below the Sun; udirete semmai echi di ottime band come Neurosis, Isis, Godflesh, Cult of Luna, Rosetta e Sunn O))), mescolati a fughe shoegaze -questa definizione, lo ammetto, mi piace- e a sporadiche sfuriate death -ancor meglio-.

Nihil sub sole novum, come lo stesso moniker suggerisce; ciò non toglie che la compagine russa ci sappia fare.
Il quintetto da Krasnoyarsk rivela grande abilità nel dipanare un’atmosfera nel contempo trascendente e cosmica, cheta ma ribollente di rabbia repressa. Chitarre sludge-doom distorte oltremisura (addirittura troppo sature in alcuni frangenti) ritraggono scenari oscuri, minacciosi, in cui la calma apparente dettata da retaggi drone viene screziata da vocals in growling -molto rade- e passaggi soffusi di matrice ambient -ben più frequenti-.

Noterete che, dopo aver lanciato un’invettiva contro definizioni e generi, ho finito per citarne una caterva; contraddizioni a parte, Envoy non è certo un’opera semplice da descrivere. Senza dubbio necessita di qualche ascolto per entrate davvero sottopelle, ma saprà svelare ai più pazienti un fascino non comune e frammenti di eccellenza assoluta -Cries of Dying Stars e The Earth su tutti-.
Peccato che alcune fasi di eccessivo immobilismo -la porzione centrale di Alone- o d'introspezione fine a se stessa -Breath of Universe- finiscano per intaccare la resa complessiva... e il giudizio a margine.

I Below the Sun si dimostrano comunque gruppo dall’indubbio potenziale: se sapranno sfrangiare le ridondanze, aumentare il calibro melodico e ridurre i momenti morti potranno senz’altro dire la loro.
Già che ci siete cambiate anche gli pseudonimi, suvvia.

Futuribili, al di là delle etichette.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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