Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:39 min.
Etichetta:Punishment 18 Records

Tracklist

  1. NARCOTIC MIRAGE
  2. ARMED WITH RAGE
  3. INDIRECT OPPRESSION
  4. HALO OF HYPOCRISY
  5. HOSTILE BY CONTENT
  6. VERMIN OF FUKUSHIMA
  7. PYRAMIDS OF DECEPT
  8. SENSE ECLIPSED
  9. ZOMBESTIAL INCANTATION
  10. GENOCIDAL GATLIN GUNNERS

Line up

  • Chris Steel: vocals
  • Jökull Johanneson: guitars
  • Jeppe Campradt: guitars, backing vocals
  • Jannick Nielsen: bass, backing vocals
  • Andreas Joen: drums

Voto medio utenti

Non se ne può davvero più! Scusate il modo molto poco ortodosso di iniziare questa recensione, ma quando è troppo è troppo… Questa volta la pur cara Punishment 18 Records ha veramente toppato. Da sempre attenta al sottobosco thrash e death nazionale e non, le è capitato più volte di fare centro mettendo sotto contratto ottime band, ma quando, per allargare il rooster, si da la possibilità di pubblicare un album a gruppi insulsi come questi Battery, beh, per correttezza nei confronti delle tante buone band di cui sopra, è giusto sottolinearne la differenza.

Arrivati al deal con la nostrana etichetta dopo tre demo e un EP, i danesi ci propongono, tanto per cambiare, old school thrash metal. Inutile ripetere di nuovo il concetto espresso in mille altre recensioni, il problema non è il genere proposto o la scarsa originalità della proposta, ma il livello basso dei contenuti. Non basta avere un look anni ’80, sparare riff a caso o pestare senza soluzione di continuità sulla batteria per mettere su un buon disco thrash. Ci vuole sostanza, ci vuole ispirazione, ci vuole bravura, tutti elementi che, scusate la franchezza, ai Battery mancano ancora.
La band punta tutto sull’assalto sonoro senza compromessi, il problema, però, è il songwriting, debolissimo: i brani sono confusionari, non c’è un riff memorabile, e le vocals di Chris Steel dopo un po’ annoiano, sempre impostate su urla arcigne. Insomma, un mezzo pasticcio, che poteva essere evitato se la band non si fosse limitata a cercare di imitare i propri idoli (Kreator periodo “Endless pain” e Nuclear Assault di “Game over”, con le dovute proporzioni, ovviamente…), e avesse sviluppato uno stile un po’ più personale, pur se derivativo. L’unico auspicio che posso avere è che per il prossimo album la band riesca a maturare e a tirar fuori una manciata di brani degni di questo nome. Per adesso non posso far altro che bocciarli e consigliarvi di destinare i vostri risparmi altrove…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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