Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:64 min.
Etichetta:Leafhound
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. BEHIND THE BROWN DOOR
  2. BULLET IN MY HEAD
  3. VEIL OF BLOOD (SCREAM BLOODY MURDER)
  4. ST. CHIBES
  5. DEATHMASTER
  6. AWAKENING OF THE BEAST

Line up

  • Eli Brown: vocals
  • Dave Depraved: guitar
  • Dr. Phibes: bass
  • Eric Jakob: drums

Voto medio utenti

L’etichetta Giapponese Leafhound ha pensato ad un bel regalo natalizio per gli appassionati di heavy doom: la pubblicazione dell’inedito primo demo-tape datato 1992 dei Newyorkesi Blood Farmers, formazione rimasta in attività per pochi anni ma con buona fama all’interno del sottobosco heavy Americano. Di loro era finora disponibile soltanto l’album d’esordio omonimo, uscito nel ’95 per la scomparsa label Hellhound e praticamente introvabile. Quei pochi che ne sono in possesso noteranno comunque che solamente un brano del demo fu poi inserito nel debutto, la violenta “Bullet in my head” utilizzata anche per la colonna sonora del film “I am vengeance”, e quindi non siamo di fronte alla solita operazione di riciclo del materiale già edito per scroccare un po’ di soldi ai completisti, bensì al recupero di un’opera praticamente nuova e sotto certi aspetti superiore allo stesso full-lenght.
Occorre altresì ricordare che tre quarti dei Blood Farmers compongono oggi gli M-Squad, nota stoner-psych band che vanta al suo attivo un paio di sconvolti nonché ottimi lavori, ed è quindi più che naturale scoprire come il sound dei secondi sia una sorta di evoluzione “stoneggiante” di quanto si può ascoltare su questo “Permanent brain damage”.
Doom/sludge soffocante, stravolto, drogato, malato, corroso da una chitarra ultra-acida che Dave Depraved tortura rovesciando un maremoto solistico inarrestabile ed alienante, una mentalità jam-ossessiva che inevitabilmente richiama gli eccessi di Sleep, Acrimony, Electric Wizard, ma anche un’appassionata applicazione di rigidi riffs mortiferi nella tradizione ortodossa di St.Vitus o degli stessi padri Black Sabbath.
Le moderne tecnologie nipponiche hanno fatto in modo di rigenerare le sonorità di questo cult-tape, conservando allo stesso tempo la massiccia pesantezza abrasiva e la bizzarra atmosfera psichedelica espressa dai Blood Farmers, piena di dinamiche sorprendenti ed imprevedibili e di un livello sbalorditivo di tossicità musicale.
Assoluto disdegno per la forma canzone, la maggior parte dei brani esibisce un aspetto da sessione trippy che sfiora senza sforzo il quarto d’ora di durata, ampi contenitori dove trovano posto ritmiche cupe e sfibranti, le vocals oblique e severe di Eli Brown, gli interminabili deliri spaziali della lead e le stranianti liquidità che a tratti alleggeriscono la struttura monolitica. Certo il materiale è un po’ grezzo, convulso, magmatico, ma chi apprezza questo modo d’interpretare l’heavy oscuro non rischierà d’annoiarsi durante le mastodontiche digressioni di “Behind the brown door” e della apocalittica “Deathmaster”, risposta in cinque atti dei Newyorkesi alla miliare “Jerusalem” di Pike e soci, perché sono eccellenti testimonianze di quanto si è evoluto ed allontanato questo filone doom dalla più elegante ed inoffensiva branca dark-gotica, molto meglio spendibile a livello commerciale.
I Blood Farmers, così come Yob, Fistula, Church of Misery, Negative Reaction, Moss, Ramesses e tantissimi altri, hanno invece trascinato alle estreme conseguenze il suono del destino, esasperandolo in pesantezza, cattiveria, ermeticità, filtrandolo in ottica psico-settantiana ed ottenendone una versione che illustra con feroce stordimento la parte più torbida ed allucinata della mente umana.
Vorrei evitare di emulare coloro che parlano di “capolavoro riscoperto” ogni volta che viene dissotterrato qualche disco lasciato per anni a marcire in un cassetto, troppo spesso sono lavori di dubbia qualità che saltano fuori quando un genere ricomincia a “tirare”, ma nel presente caso la sostanza c’è ed è corposa. Sebbene non fondamentale, l’album dei Blood Farmers non meritava l’oblìo al quale era destinato se non fossero intervenuti gli accorti discografici Asiatici. Per i fans dell’acid-doom/sludge ed in aggiunta per quelli degli M-Squad è un dono che vale la pena di farsi.

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