One Machine - The Distortion of Lies and the Overdriven Truth

Copertina 3

Info

Anno di uscita:2014
Durata:56 min.
Etichetta:Scarlet Records

Tracklist

  1. THE DISTORTION OF LIES AND THE OVERDRIVEN TRUTH
  2. CROSSED OVER
  3. KILL THE HOPE INSIDE
  4. ARMCHAIR WARRIORS
  5. DEFIANCE
  6. ONE MACHINE
  7. INTO NOTHING
  8. EVICT THE ENEMY
  9. LAST STAR ALIGHTS
  10. FREEDOM AND PAIN
  11. I DON'T CARE ANYMORE (BONUS TRACK)

Line up

  • Jamie Hunt: guitars
  • Raphael Saini: drums
  • Tomas "O'Beast" Koefoed: bass
  • Mikkel Sandager: vocals
  • Steve Smyth: guitars

Voto medio utenti

Arrivato in redazione un mese e mezzo dopo la sua uscita (per non si sa quale motivo), ho scelto di occuparmi di questo album d'esordio dei One Machine prendendolo dal mucchio unicamente per i nomi coinvolti.
Morale della storia, potevo tranquillamente lasciare che si coprisse di polvere virtuale.
Questa band internazionale, qui all'esordio, vede l'illustre partecipazione dell'ascia di Steve Smyth (ex-Forbidden, ex- Testament, ex-Nevermore, ex-Vicious Rumors, ex-Dragonlord) a cui si unisce la (fù) leggendaria voce di Mikkel Sandager (ex-Mercenary) creando un marmellatone indigesto come pochi. Gli altri membri del gruppo (Tomas Koefoed ex-Mnemic e Jamie Hunt ex-Biomechanical) sono onesti gregari che accompagnano l'esuberanza, la boriosità, l'autocompiacimento in cui questa band si lancia, non possono quindi fare nulla per dare una direzione a due bussole calamitate. Una direzione è quello che manca, perché quello che ci si para davanti è un polpettone di US metal che perde le proprie radici e va a contaminarsi con power, heavy classico, thrash, groove, deathcore, senza cognizione di causa. Canzoni che si arrotolano su se stesse con un Sandager che canta in modo imbarazzante, seguendo linee vocali aberranti, cambiando stile e registro continuamente, non dando nessun punto di riferimento ed infarcendo di cori e ritornelli pseudo-catchy i brani. Giusto per non farsi mancare nulla ci piazza anche accenni growl e scream, così, per gradire. Viene da chiedersi se sia la stessa persona che ha inciso quel capolavoro di Everblack.
Tornando al disco, improvvisamente dai pezzi partono assoli "shredding art" buttati a caxxo, slegati dal riff precedente, che terminano di botto per dar spazio al riff successivo, mentre il tempo cambia ancora e tu ti stai chiedendo se non riesci a starci dietro perché sono loro ad essere troppo "avanti" come songwriting o semplicemente suonano quello che gli viene al momento, tutti e 5 dico eh.
Qui ognuno fa quello che gli pare: blast beat, rallentamenti, sweep picking, swedish death, intermezzo acustico, thrash, c'è chi urla, fischia, scoreggia, power, assolo, suona il postino, momento moderno deathcoreggiante, un cane che abbaia, heavy classico, altro assolo, mid tempo, masters of metal agents of steeeeeaaaaal. Il caos.
Non dico che sia suonato male (a parte la voce), la batteria è precisa e le chitarre sono pulite, è proprio l'insieme che stona.

Non vado oltre, tanto avete già smesso giustamente di leggere. Sono stato severo? Me ne sbatto. Quando hai le capacità, i contatti, la "fama" e butti fuori simili nefandezze non esiste pietà perché vuol dire prendere in giro chi ti segue.
A' scavèr dàl bùsi da impìr cùn la gièra, etèr che bàli!
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 19 apr 2014 alle 11:24

Concordo su tutta la linea, delusione TOTALE.

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