Copertina 9

Info

Anno di uscita:2014
Durata:41 min.
Etichetta:Metal Hell

Tracklist

  1. DANCE WITH THE WOLF
  2. GALLOPING TOWARDS THE GREAT LAND
  3. BATTLE SONG FROM FAR AWAY
  4. HYMN OF THE EARTH
  5. ECHO OF THE GRASSLAND
  6. BRAVE
  7. SUMMON THE WARRIOR
  8. THE BATTLEFRONT
  9. CHANT OF THE CAVALRY
  10. LEGEND ON HORSEBACK

Line up

  • Mural: dombra
  • Hasi: morin khuur
  • Nature Zhang: vocals, guitars
  • Wang Wei: bass
  • Ding Kai: drums
  • Wang Xin: morin khuur

Voto medio utenti

Quando arrivano in redazione dischi come questo è sempre una cosa strana. Un gruppo cinese, che fa death metal, mischiato al folk, non ispira certo la maggior parte dei recensori. Tuttavia, non appena fatto partire, il disco dei Tengger Cavalry apre un mondo straordinario che porta direttamente in una delle regioni più antiche e con maggior storia del mondo, quella sino-mongola. Sì, perché la peculiarità dei Tengger Cavalry non è soltanto quella di raccontare storie della loro terra, ma anche di trasportarle in musica attraverso l'introduzione di strumenti tradizionali della Mongolia fusi con la classica potenza ed aggressività del metal estremo. Il morin khuur è un antico strumento ad arco (di c.ca 2000 anni fa) le cui corde venivano prodotte con peli ottenuti delle code di cavallo, il corpo è solitamente in legno di forma trapezoidale e alla fine del lungo manico, dove si trovano le due chiavi per l'accordatura, è generalmente intagliata una testa di cavallo. Il secondo strumento suonato dai Tengger Cavalry è il dombra, di origine kazako-tatara, una sorta di liuto che varia di caratteristiche a seconda della regione in cui lo si trova (Kazakhistan, il territorio del Turkestan o del Badakhshan). Sarebbe una bugia se dicessi che conoscevo questo gruppo prima di recensire questo disco, ma la scoperta mi ha invogliato a cercare anche le release precedenti. Quello proposto dai Tengger Cavalry è senza dubbio un folk/pagan metal avvicinabile a quello che solitamente proviene dalle terre scandinave, soltanto che in quei casi l'oggetto delle lyrics sono le loro gloriose leggende e saghe nordiche. Qui invece ci si trova di fronte ad una band che presenta la storia e il folklore mongolo, intriso con elementi della tradizione nomade asiatica, nonostante il gruppo provenga da Pechino. Per di più nel monicker c'è un elemento arcaico, Tengger (o Tengri) era il dio principale nel pantheon antico-turco, colui che controllava la sfera celeste.
I Tengger Cavalry hanno all'attivo cinque album (anche se non tutti sono arrivati in Occidente) e fino al terzo Black Steed era la one-mand-band del mastermind Nature Zhang. Nel tempo la formazione si è arricchita sino a quella che possiamo sentire ora su Ancient Call, che conta cinque componenti, fra cui due suonatori di morin khuur e uno di dombra. Questo nuovo disco contiene dieci tracce di diversa natura, ma caratterizzate sempre da elementi folk e dallo scream di Nature Zhang. L'opener Dance with the Wolf è una intro acustica di circa un minuto e quindici secondi che richiama la musica folkloristica mongola, dove in primo piano stanno solamente i suddetti strumenti tradizionali. Con Gallopping Towards the Great Land i Tengger Cavalry si gettano totalmente nel folk metal mischiando tutti gli elementi preannunciati sin d'ora. Una canzone veloce e potente con degli eccezionali segmenti di puro folk. La successiva Battle Song from Far Away segue la linea tracciata dal pezzo antecedente, dove gli strumenti tradizionali fanno la differenza e creano la tipica atmosfera orientale. Hymn of the Earth è introdotta anch'essa da classiche melodie asiatiche per poi trasformarsi in una canzone potente aggressiva dove il cantato di Nature Zhang si fa valere. Per tutto il disco i Tengger Cavalry riservano dei momenti al morin khuur e al dombra in maniera di esaltare al massimo le proprie peculiari caratteristiche musicali. La band vuole indubbiamente riportare l'ascoltatore ai tempi degli indomiti guerrieri nomadi e creare nella mente le immagini delle antiche battaglie. Con Echo of the Grassland il gruppo si concede una sosta e lascia interamente la scena agli strumenti tradizionali che imbastiscono una bellissima canzone acustica. Brave riprende il forsennato ritmo pagan-folk che poi prosegue nella possente Summon the Warrior. Con The Battlefront si ha una introduzione solenne a Chant of the Cavalry, canzone dal tono epico, straordinariamente strutturata ed eseguita. Con Legend on Horseback ci si avvia purtroppo alla fine dell'album. I Tengger Cavalry trattengono l'ascoltatore nella loro terra ancora per cinque minuti di puro folk/pagan metal.
Il dispiacere che mi porta al conclusione dell'album è pari solamente allo stupore che questa band ha saputo suscitare. Un'uscita inusuale per il mercato occidentale, ma incredibile e assolutamente consigliata agli amanti del folk/pagan che vogliono provare qualcosa di differente rispetto alle assodate release dell'esercito folkmetallico scandinavo.

Summon The Warrior (2014)



Recensione a cura di Stefano Giorgianni

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 26 apr 2014 alle 14:37

Grande Frank! Sono contento ti siano piaciuti! In ambito extreme oriental mi hai fatto due grandissimi nomi, anche se io preferisco i Melechesh ai Chthonic. Quel che mi ha colpito, come ho scritto nella rece, è appunto il grande apparato di strumenti folkloristici che, come dici tu, sostengono il tutto. Probabilmente ai Tengger interessa più il lato folk, che quello extreme, o forse, a me, piace pensarla così :)

Inserito il 25 apr 2014 alle 18:01

Finalmente ho potuto ascoltarlo e devo dire che mi sono piaciuti, ho bisogno di variazioni sul tema ogni tanto e questi cinesi sono forti. In ambito "extreme oriental" personalmente preferisco Chthonic e soprattutto vecchi Melechesh perchè hanno canzoni che, al netto degli strumenti della tradizione, stanno in piedi da sole. Se ai Tengger Cavalry vengono invece tolte le parti con gli strumenti tradizionali rimane solo una ritmica distorta d'accompagnamento un po' insipida. Comunque ripeto, bel lavoro davvero piacevole. 做得好!

Inserito il 24 apr 2014 alle 13:50

royaldave, io non mi esprimo solo con il voto, ma con tutta la recensione. Se un album mi ha sorpreso, divertito e continuo ad ascoltarlo, non vedo il perché non dovrei dare un giudizio alto. Inoltre, i voti, per quanto mi riguarda, NON si danno in proporzione! Visto che ho dato 9 a questo allora non posso darlo a quest'altro perché non sarebbe giusto. I voti li assegno in base a cosa il disco mi trasmette (non dopo un ascolto, ma diversi) e cosa mi lascia. Vuoi che dica che questi sono i cugini poveri degli Ensiferum o di quale altra band? Non so. Per quanto oggettivi possiamo essere, c'è sempre quel fattore di soggettività che segna il recensore (non siamo degli automi). Quello che per te può esser un capolavoro a me non piace e viceversa. Tu assegni il tuo voto, io il mio.

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