Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2013
Durata:37 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. IN THE MINDS OF EVIL
  2. THOU BEGONE
  3. GODKILL
  4. BEYOND SALVATION
  5. MISERY OF ONE
  6. BETWEEN THE FLESH AND THE VOID
  7. EVEN THE GODS CAN BLEED
  8. TRAMPLE THE CROSS
  9. FALLEN TO SILENCE
  10. KILL THE LIGHT OF CHRIST
  11. END THE WRATH OF GOD

Line up

  • Glen Benton: Bass, Vocals
  • Steve Asheim: Drums
  • Jack Owen: Guitars
  • Kevin Quirion: Guitars

Voto medio utenti

Arriva, con una copertina brutta che più brutta non si può, sul finire del 2013 l'undicesimo disco dei Deicide, leggenda del death metal con un paio di capolavori incisi ad inizio anni '90 ma ormai da tempo incapaci di tenere una buona media qualitativa, con dei baratri all'interno del loro songwriting davvero imbarazzanti, talvolta all'interno di interi dischi ("Till Death Do Us Part", "In Torment In Hell", "Insineratehymn"), talvolta in singoli brani che purtroppo vanno ad affossare dischi che altrimenti sarebbero discreti, come l'ormai penultimo "To Hell with God" che presentava grossi problemi di continuità, con buoni pezzi alternati ad altri di una pochezza imbarazzante, anche perchè eseguiti da gente che, Santolla a parte, sta nel death metal da una vita, come il leader Benton, la macchina Asheim ed il pelatone Owen che purtroppo, nonostante una carriera alle spalle come quella nei Cannibal Corpse non è mai riuscito a dare quel qualcosa in più ai Deicide, se non unicamente in "The Stench of Redemption", dove però paradossalmente erano più gli assoli "fuori contesto" di Santolla a far decollare un disco che senza dubbio rimane il migliore della loro seconda parte di carriera.

Venendo a questo "In the Minds of Evil" era lecito avere gli stessi dubbi di sempre e temere o un disco pessimo o perlomeno uno decente ma rovinato da composizioni orride. Per fortuna, o per casualità visto che ai Deicide non si capisce se i dischi belli vengano per bravura o a casaccio, questo nuovo disco è senza dubbio un episodio positivo della loro carriera.

Il tutto senza facili entusiasmi e senza strafare: i Deicide non fanno progressive rock inglese, non devono stupire e presentare chissà quali alchimie, e giunti all'undicesimo disco non devono nemmeno inventarsi chissà cosa, devono semplicemente suonare BENE death metal, con pezzi feroci, trascinanti, violenti e possibilmente che non sembrano composti da un gruppo di liceali dell'Arkansas al loro primo demo.

E così è stato.
Da un capellone ad un altro pelatone, fuori Santolla dentro Kevin Quirion degli Order of Ennead, ed è sinceramente un successo: BRAVO Quirion, assoli dannatamente death metal, mai fuori contesto, ferali e letali come rasoiate, senza scadere nella sindrome "non sono capace a farli quindi faccio guaire la chitarra senza un minimo senso", il tutto unito ad un songwriting massiccio che per una volta non fa leva solamente su un Asheim lanciato a tutta velocità, ma che dà un largo spazio a breaks rallentati e soluzioni più cadenzate da pieno scapocciamento selvaggio, che rimandano ENORMEMENTE alla mente brani leggendari come "Sacrificial Suicide" ed "Oblivious to Evil" dal primo indimenticabile capolavoro assoluto.

La sola "Between the Flesh and the Void" rappresenta una sorpresa pazzesca della serie "allora siete ancora capaci a scrivere brani così!!!", con un Quirion davvero sugli scudi, così come nei primi secondi della successiva "Even the Gods Can Bleed", a dimostrazione che il suo impatto nel primo disco che lo vede coinvolto nelle registrazioni è stato assolutamente vincente e devastante.

37 minuti che passano come un lampo, assai piacevoli, senza mai storcere il naso o chiedersi che razza di soluzione bislacca abbiano potuto scegliere, con undici brani (tutti di 3 minuti di durata o appena qualche secondo in più) che filano e riescono anche nel miracolo di differenziarsi parecchio l'uno dall'altro: completano il quadro una buona produzione, ottenuta agli AudioHammer Studios di Sanford, in Florida, ed un Glen Benton irreprensibile dietro al microfono, sia nel suo classico growl che negli (sporadici) scream diabolici.

Non so come sarà il dodicesimo, magari sarà l'ennesimo aborto che ci porterà a sbuffare e decretarli come bolliti, ma è certo che "In the Minds of Evil" è il disco che i Deicide non riuscivano a comporre da anni e che celebra in maniera perfetta il death metal PURO nel 2013.

Acquisto assolutamente d'obbligo.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 nov 2013 alle 14:46

Non mi aspettavo nulla ed è arrivato poco, ma meglio di niente! Per me un 6/6,5 non di più, visto che è un disco che si regge per larga parte sul grande lavoro di Asheim, ma che invece non stupisce per riffing o soluzioni. Buono il nuovo innesto Quirion che non esagera alla Tafolla (nonostante The Stench of Redemption mi piaccia molto) e non butta lì robe, come dice Graz "non sono capace a farli quindi faccio guaire la chitarra senza un minimo senso". In questo disco si sentono addirittura le linee di basso di Glenn! Godibile, nonostante la mancanza di riff incisivi.

Inserito il 22 nov 2013 alle 14:19

6 stato un po' di manica larga Capo, soprattuto troppo bonario verso gli assoli, ma in fondo dopo aver visto la fine, quest'album rappresenta un piccola, fioca, luce di speranza per i Deicide e per i fans.

Inserito il 22 nov 2013 alle 10:13

Penso che abbiano indovinato il disco pescando a casaccio! Restano un gruppo ormai superato...ma benton non ci doveva lasciare qualche anno fa?

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